È andato come previsto il Consiglio dei Ministri di oggi. L’organismo ha infatti licenziato all'unanimità il disegno di legge sulle riforme costituzionali. Come abbiamo scritto stamattina, il nuovo presidente del Consiglio verrà scelto direttamente dal popolo nel momento elettorale. Nel caso in cui al Governo dovesse venire meno la fiducia c’è la possibilità di formare un nuovo esecutivo, ma sempre nell’alveo della stessa maggioranza e con un premier che sia membro del Parlamento. Fine dei governi tecnici dunque. 

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Naturalmente siamo solo all’inizio di un lungo iter parlamentare. Il disegno di legge verrà affinato nel corso del dibattito. La Meloni in conferenza stampa ha spiegato così l’esigenza di questa riforma: «Garantisce due obiettivi che dall'inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici».

La Meloni, per rafforzare il concetto, ha ricordato come in Italia «negli ultimi 75 anni di storia Repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo. Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia perché se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio».

Nessun problema poi con il Quirinale, la premier assicura che ci sono state interlocuzioni sia con il Presidente della Repubblica (sui cui poteri di formazione del Governo questa riforma va ad incidere) sia con gli uffici. Naturalmente siamo in una fase preliminare, vedremo quale sarà il testo definitivo.

Intanto la riforma incontra il favore del presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto. «Si tratta di una grande occasione per il Paese - ha detto - che così potrà finalmente modernizzare il funzionamento della propria democrazia. Una volta approvata la riforma, l’Italia non solo avrà governi più stabili e capaci di imprimere un maggiore impatto sul sistema economico ma, attraverso l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, sarà garantito il diritto dei cittadini a scegliere da chi farsi governare, ponendo così fine a ribaltoni e ad esecutivi tecnici, che per troppi anni hanno contrassegnato la storia del nostro Paese». 

«Oggi inizia un lungo percorso. La coalizione di governo del centrodestra, con Forza Italia protagonista, si dimostra ancora una volta coraggiosa - ha concluso Occhiuto -. Tengo a sottolineare il gran lavoro fatto dal ministro delle Riforme Casellati e dal vice premier Tajani che hanno seguito passo passo la costruzione dell’impianto normativo del testo e che, sono certo, proseguiranno a farlo anche durante l’iter parlamentare di questo storico e delicato disegno di legge».

Ma dal Consiglio dei Ministri di oggi sono arrivati altri due provvedimenti che interessano la Calabria. Il primo riguarda le nomine delle Prefetture. Massimo Mariani, da Reggio Calabria, anche con incarico di Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando (Rc), è destinato a svolgere le funzioni di Prefetto di Palermo; Clara Vaccaro, da Vice Capo Dipartimento, direttore Centrale per la difesa civile e le politiche di protezione civile presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile è destinata a svolgere le funzioni di Prefetto di Reggio Calabria, anche con incarico di Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando (Rc).

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A proposito di San Ferdinando, i ministri oggi hanno licenziato anche il famoso “Piano Mattei”. 

«Il decreto contiene gli elementi giuridici con cui si deve elaborare un piano su cui stiamo lavorando da tempo - ha spiegato la Meloni - il piano ha una durata di 4 anni e può essere aggiornato prima della scadenza». Ci sarà anche una cabina di regia sul Piano e sui fenomeni migratori. La cabina di regia ha il compito di coordinare tutte le attività di governo, aggiornare costantemente il piano e presentare una relazione annuale in Parlamento. Questa è convocata dal premier oppure dal ministro degli Esteri, per la partecipazione non ci sono altri gettoni o emolumenti. Ad essa, poi, si affianca la struttura di missione. «L'Italia può essere il portabandiera di un progetto europeo a partire dal piano Mattei - ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani - Vogliamo lavorare con il continente africano ad un progetto che sia ulteriormente portatore di benefici perché i nostri interlocutori aspettano la nostra presenza».

Vedremo se questa nuova strutturazione del piano si dimostrerà efficace per avviare una collaborazione proficua e leale con i paesi del Nord Africa.