Dagli scandali che hanno colpito i vertici istituzionali della Liguria fino alle inchieste in Puglia. Coinvolti ministri, parlamentari e presidenti di regione
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Sottosegretari che rubano dipinti, ministri che truffano lo Stato, presidenti di regioni corrotti, parlamentari e assessori che si sentono intoccabili. Quanta tristezza nel vedere che da Tangentopoli non abbiamo imparato nulla. Anzi siamo notevolmente peggiorati, considerando che almeno all’epoca si facevano grandi iniziative pubbliche, c’era un dibattito enorme, ci si scandalizzava e si scendeva in piazza. Trent’anni dopo tutto scorre tranquillo, come se fosse inevitabile rubare, corrompere, truffare il proprio paese. Tutto scivola nell’indifferenza generale: la corruzione, il malaffare, la mala politica.
È come se tutto questo non interessasse più a nessuno, è come se la corruzione fosse inestirpabile. Al massimo ci indigniamo sul divano, ma poi cambiamo subito canale. Davanti a tutto questo, qual è il segnale che dà la politica italiana quando candida, per giunta alle elezioni elezioni europee, pregiudicati, condannati, cacciati dal governo e alti gradi militari allontanati dall’esercito? Per non parlare di incompetenti, acchiappa voti e personaggi imbarazzanti. Così come è devastante che ministri, sottosegretari e presidenti di regione indagati, condannati o addirittura agli arresti, non pensino affatto alle dimissioni.
Tutto questo ha il sapore della sfida: ‘noi siamo intoccabili, non rispondiamo a nessuno’. Ed è anche un modo arrogante e prepotente di vanificare il lavoro della magistratura. Ma soprattutto è un messaggio devastante agli elettori, ai giovani, a chi professa onestà e correttezza nella vita e nella professione. Di cattivo gusto, oggi come ieri, usare le istituzioni, dal governo alle regioni e comuni, per fare campagna elettorale utilizzando mezzi e risorse pubbliche.
Ma il danno peggiore è la convinzione che rubare sia una cosa normale. Inevitabile. “Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga". Diceva Nicolás Gómez Dávila. Ma perché poi ci lamentiamo dell’astensionismo? Volevamo anche gli applausi?