Non c'è logica nella composizione delle liste complice anche un'imbarazzante legge elettorale che ha allontanato sempre più partiti e cittadini contribuendo a far tramontare quel briciolo di politica finora sopravvissuta
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Con Marco, giovanissimo docente calabrese in quel di Milano, capita di sentirci spesso. È un ragazzo intelligente, con un bel ragionamento politico. Le imminenti elezioni e la presentazione delle liste dei candidati calabresi gli fanno dire cose piuttosto pesanti.
-“Mah…. dire che sono senza parole è poco. Non c’è Calabria. Ci sono imposizioni senza una logica. Meglio non votare”.
Provo a contrastare: però questo significherebbe che sceglieranno in pochi la futura classe dirigente del paese.
E Marco: “Purtroppo sì, sono processi fisiologici all'interno di una società dove il potere è sempre più lontano dal Parlamento. E pertanto la futura Assemblea non deciderà più nulla, essendo stata svuotata di potere, a beneficio di apparati esterni alle istituzioni.”
Marco sa benissimo che questo equivale alla crisi della democrazia, un sistema che per conquistarlo, in molti si sono battuti anche a costo della vita.
Le imminenti elezioni politiche, per la Calabria sono già una pesante sconfitta.
Sembra che i partiti, praticamente tutti, abbiano inteso sfidare il corpo elettorale: questo è quanto, prendere o lasciare. Ben sapendo che gran parte avrebbe risposto di lasciare.
Non c’è nessuna logica nella composizione delle liste dei candidati, complice una sempre più imbarazzante legge elettorale, la totale separazione tra partiti ed elettori, il tramonto di quel briciolo di politica che era finora sopravvissuta.
I capilista (cioè gli eletti pressoché sicuri) calati dall’alto farebbero gridare allo scandalo anche i santi monaci tibetani votati al martirio. Poi c’è l’aggiunta finale di una bella spalmata di ex pubblici ministeri che hanno deciso di campare con la politica e con un seggio in Calabria.
Per il resto è tutto veramente spiacevole: la Calabria ne esce a pezzi, senza una speranza, senza una prospettiva.
Un cazzotto violento nello stomaco di quella parte sana, maggioritaria, di imprenditori onesti, di professionisti, uomini di cultura, giovani talentuosi con tantissima voglia di lottare. Un insulto alla Calabria perbene che ormai sembra perdere ogni speranza.
Una dopo l’altra sono fallite buona parte delle esperienze regionali; una dopo l’altra sono falliti i piani di investimenti, i progetti europei, i finanziamenti alle imprese (sempre troppo tardi e sempre senza una visione).
Il timore più grande è quello di una massiccia ondata di non-voto. Atteggiamento pericoloso per la stessa democrazia.
Ma prima di fare certe scelte, nessuno ha provato a farsi un giro per la Calabria?