Fratelli d’Italia ha ritirato la proposta del senatore Gianni Berrino di emendare il ddl sulla diffamazione prevedendo pene detentive
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Fratelli d’Italia ha ritirato gli emendamenti al ddl sulla diffamazione che nei giorni scorsi aveva portato alla dura reazione delle associazioni italiane e europee dei giornalisti (come Federazione europea dei giornalisti e Reporter Senza Frontiere). Ad annunciarlo lo stesso senatore Gianni Berrino, che aveva firmato le proposte di modifica. L’agenzia Ansa conferma quello che da alcuni giorni circolava con insistenza. «In linea con la sentenza della Consulta, avevo presentato due emendamenti per garantire la piena tutela delle persone offese da meccanismi di 'macchina del fango'. La necessità di procedere con celerità all'approvazione del ddl sulla diffamazione, mi ha convinto a ritirare gli emendamenti che in ogni caso, alleggerivano sensibilmente le pene attualmente previste». Lo dichiara il senatore di FdI Gianni Berrino.
Quanto accaduto in parlamento qualche settimana fa è da considerarsi un atto particolarmente grave. Un senatore, Gianni Berrino di FdI, è arrivato a prevedere il carcere per i giornalisti. Un attacco frontale alla libera informazione. Gli emendamenti del sen. Berrino al disegno di legge sulla diffamazione prevedevano il carcere fino a 3 anni e la multa fino a 120 mila euro per “condotte reiterate e coordinate” di diffusione di notizie false”. Un fatto molto grave, un avvertimento e una minaccia per i giornalisti, una insofferenza verso un modello di informazione che non si fa addomesticare.
E tornano in mente i tempi dei governi Berlusconi che hanno sempre operato per bloccare i giornalisti liberi. In tanti ricorderanno come nel 2002, con il celebre Editto Bulgaro furono cacciati dalla Rai Enzo Biagi, Michele Santoro e il comico Daniele Luttazzi. Un vero e proprio attacco alle voci libere dell’informazione. La libertà di stampa è protetta dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE. La libera informazione è alla base di ogni sistema democratico. Senza la libertà di stampa la democrazia non vive.