Bastava un minimo di conoscenza del diritto per capire che i Centri rimpatrio in Albania fossero illegali. Chi governa, se non è ignorante quanto una capra, sa benissimo che la sentenza della Corte di giustizia europea è vincolante per i giudici di Roma. Che non potevano non applicarla. E così è stato.

Giorgia Meloni, Tajani e soprattutto il ministro Piantedosi, se non sono del tutto ignoranti, vuol dire che hanno recitato una parte in una commedia tragica che è diventata una sceneggiata di cattivo gusto, puro sensazionalismo ai danni di sedici migranti, due dei quali minori e due ammalati.

Il trasferimento in Albania dei migranti è diventato pura e sgradevole propaganda, per gettare un osso alle folle inferocite che negli anni sono state allevate a pane, odio e razzismo. In 16 sono stati trascinati fuori dall’Italia, senza alcuna verifica, in fretta e addirittura con entusiasmo, utilizzando navi e personale militare per un’operazione che è costata tantissimo, senza alcun rispetto e senza vergogna per i soggetti coinvolti e all’oscuro di tutto. Per un paese che ha una storia secolare di migranti e di emigrazione, questa storia ha il sapore della vergogna.

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Lo sapevano tutti che la soluzione albanese fosse illegale, antieconomica, brutale e disumana. Il rispetto, previsto dalla Costituzione, della sentenza della Corte Ue avrebbe dovuto bloccare tutto sul nascere. Il governo lo sapeva benissimo che i Centri in Albania avrebbero avuto costi di gestione mostruosi. Chissà se la Corte dei conti è stata informata!
Che la presidente del consiglio usi espressioni durissime contro la magistratura è gravissimo. Come il suo continuo incubo da complottismo.
Ma quando cominceremo ad affrontare i gravi problemi che affliggono l’Italia, con responsabilità, competenza, e con il dovuto linguaggio misurato e responsabile?
Dall’opposizione puoi urlare e sbraitare continuamente, ma quando sei al governo devi necessariamente indossare gli abiti della responsabilità. Se non vuoi che la storia cancelli ogni traccia della tua esperienza.