Chi scrive sui muri non può essere amico mio”, diceva il personaggio del sindaco comunista in una delle pellicole della vecchia serie di Don Camillo e Peppone tratta dai racconti di Giovanni Guareschi tantissimi anni fa.

E probabilmente chi scrive sui muri non può essere nemmeno amico mio e di moltissime altre persone, ma chi cancella le scritte sui muri sì, soprattutto se le scritte sui muri sono svastiche naziste ed oscenità fasciste, razziste e sessiste. Però pare che tutto questo sia contro la legge, per cui questa dichiarazione potrebbe essere sanzionata come apologia di reato.

Qualche giorno fa, infatti, un giovane di nome Dario Buffa, stufo di vedere sui muri del parcheggio del mercato coperto di Massa Carrara tante sconcezze politiche ed umane del tipo di cui si diceva poco sopra, ha pensato bene di procedere alla loro cancellazione e, per giunta, lo ha fatto alla luce del sole, senza nascondersi nell’oscurità della notte come gli autori delle sconcezze. Ebbene, questo ragazzo è stato incriminato, in base all’articolo 639 del Codice Penale, per avere “imbrattato” i muri cittadini e rischia da una sanzione di trecento euro a sei mesi di reclusione.

Questo ci dispiace molto, non tanto o non solo perché a noi, poco pratici delle sottigliezze giuridiche del Codice Penale, sembra, sia detto sommessamente, una ingiustizia, quanto perché, come si diceva, la nostra simpatia umana per questo giovane si potrebbe configurare come apologia di reato. Ma quello che ci dispiace di più è che le forze dell’ordine di Massa Carrara hanno dichiarato che procederanno all’incriminazione, per lo stesso reato di Buffa, anche degli autori delle brutture nazi-fasciste. Come si dice, oltre al danno la beffa.

Intanto sarebbe interessante sapere come e quando le forze dell’ordine potrebbero mettersi in grado di attuare questi buoni propositi un po’ pelosetti, ma sarebbe ancora più interessante chiedere loro da quando cancellare delle scritte sui muri, oscene o meno, sia diventato un reato e per giunta equivalente allo scriverle. Questo nella forma.

Quanto poi alla sostanza è come minimo sconcertante che le forze dell’ordine, così solerti con Dario Buffa, in quelle abominevoli scritte non abbiano visto un grave affronto ad una città Medaglia d’Oro della Resistenza o non abbiano ravvisato gli estremi per reati come l’apologia del fascismo o l’istigazione all’odio razziale.

Su questa vicenda il 27 dicembre a Massa Carrara si è tenuta una manifestazione sotto forma di presidio democratico ed antifascista nella piazza del mercato coperto, organizzata dal centro sociale Casa Rossa, di cui Buffa fa parte, ma appoggiata anche dall’ANPI e da varie organizzazioni di sinistra e democratiche.  La recrudescenza di scritte e simboli fascisti e nazisti nel paese è sotto gli occhi di tutti e dovrebbe essere valutata con l’attenzione e la preoccupazione che merita.

L’accusa di avere "imbrattato e danneggiato un immobile pubblico" rivolta a Dario Buffa ha quindi veramente del ridicolo, perché chiaramente l’intento del ragazzo era positivo, addirittura civico, mentre sono i simboli nazisti e fascisti, le svastiche ed i fasci littori ad essere, quelli sì, abusivi ed illegali.

Le forze dell’ordine di Massa Carrara dovrebbero poi ricordare che la nostra Costituzione, cioè la legge fondamentale dello Stato, alla quale specialmente i tutori dell’ordine devono puntuale obbedienza, condanna quelle schifezze murali come simboli non permessi.

È lecito sperare che le forze di polizia si rendano conto della svista, che vogliamo considerare un banale e recuperabile errore e non, come una certa malizia suggerirebbe, un pernicioso tentativo di mettere sullo stesso piano fascismo ed antifascismo, puniti con finta “equanimità” solo sul terreno delle buone maniere…murali.