Il Decreto Sud è certamente una boccata d’ossigeno per chi, come noi, rivendica da sempre i diritti dei meridionali ed una nuova stagione di investimenti miranti ad una crescita economica della quale beneficerebbe il Paese intero. Una buona notizia, quindi, alla luce anche dell’approvazione del Decreto Energia che da il via libera ai rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle, oltre che alla costituzione di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare. Fattori, questi, determinanti nel settore energetico e che faranno del Sud un hub strategico per l’Italia, in Europa e nel Mediterraneo. Tutto ciò denota indubbiamente una certa sensibilità da parte del Governo verso la coesione territoriale e, per la prima volta, una visione di politiche tendenti alla riduzione dei divari.

L’idea dell’attrazione degli investimenti attraverso una zona franca al Sud declinata con l’acronimo S.U.D. ZES e la costituzione di una task force che possa cercare investitori interessati a localizzarsi nelle aree del Sud grazie agli incentivi fiscali e a procedure burocratiche più snelle è il punto forte di questa visione che inevitabilmente si lega alla condizione primaria di offrire ai territori infrastrutture moderne ed efficienti, iniziando dai trasporti come l’Alta Velocità, finora già in parte finanziata dalla programmazione nazionale, passando dal potenziamento del Porto di Gioia Tauro, la finestra del Sud e dell’Europa sul Mediterraneo, per arrivare al fatidico Ponte sullo Stretto, la cui realizzazione sarebbe importante sia per l’impatto green, riducendo le emissioni di Co2 nello Stretto, sia per una migliore mobilità in direzione del turismo e degli scambi commerciali.

Va però detto che la giusta visione di una ZES unica, che riaccentrerà la gestione al governo nazionale, risulterebbe palesemente incompatibile con i principi ispiratori di un regionalismo differenziato che invece vedrebbe, in modo iniquo, la crescita delle regioni con più capacità fiscale e l’allontanamento delle regioni più povere dai parametri medi europei. L’Italia del Meridione, da sempre, non è contraria aprioristicamente all’autonomia differenziata, sbaglia chi pensa il contrario perché ciò sarebbe incoerente con le nostre battaglie quotidiane, quelle di un partito federale nato in difesa delle vocazioni territoriali e delle autonomie locali. Si tratta più semplicemente di un tentativo ragionato, il nostro, di porre l’attenzione sulla necessità di riallineare le regioni più svantaggiate del Paese prima di dare il via all’autonomia differenziata, attraverso la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (come previsto dall’art. 117 Cost. comma 3 lettera m), attraverso il superamento della Spesa Storica e la ridefinizione del fondo perequativo.

VI è, inoltre, la questione finanziaria, non essendovi garanzia che nell'ambito della sostituzione dei fondi PNRR con il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione venga garantito il rapporto 80/20 nella ripartizione di risorse da destinare al Sud e al Centro - Nord; la soglia minima di investimento pari a 200.000 euro per le imprese che potranno accedere alle agevolazioni fiscali, escludendo chi ha minori capacità di spesa; il mancato dimezzamento dell’Ires, una tassa onerosa per gli imprenditori; e infine vi è il pericolo che le iniziative ed i cantieri già avviati dalle 8 ZES finora esistenti possano bloccarsi e che, con il passare del tempo, la ZES unica potrebbe non essere sostenibile a causa di una finanza pubblica del Paese che di per sé è precaria.

Ma preso atto, in modo costruttivo, delle perplessità su una manovra certamente perfettibile, restano delle opportunità che ritengo molto interessanti. Il Decreto Sud, infatti, risponde ad un’incessante richiesta del nostro partito di rafforzare la dotazione burocratica degli enti locali del Sud per vincere da un lato le sfide del PNNR, e dall’altro di adeguarsi ai tempi rapidi della transizione ecologica e digitale, prevedendo nuove assunzioni nelle pubbliche amministrazioni a valere sul Fondo di Coesione (fino ad un massimo di 2.200 funzionari qualificati) in relazione alla gestione delle risorse e degli interventi della politica di coesione, insieme all’istituzione di una cabina di regia ad hoc con funzioni di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio della ZES unica.

Insomma, una visione capace di ricalcare gli esiti positivi dell’intervento straordinario del Mezzogiorno e aprendo ad una nuova stagione che inevitabilmente porterà benefici ad una parte del Paese che necessita di essere convertita da terra di consumo a terra di produzione. Sono queste le nostre battaglie, da sempre. L’Italia del Meridione continuerà nella sua azione di ricucitura del Paese e del tessuto sociale, in difesa delle vocazioni territoriali e del grande patrimonio di intelligenze che non bisogna e non possiamo più disperdere. Se vogliamo la crescita del Paese, dobbiamo far rimettere in moto l’economia di tutto il Paese e quindi del Sud. Ben vengano, allora, data la nostra filosofia post ideologica, le iniziative del Governo Meloni che sembrerebbero puntare ad una riduzione dei divari nel Paese dopo anni di spot e di immobilismo. Non abbiamo difficoltà, viste le premesse, a riconoscere meriti che vadano oltre i colori politici perché abbiamo bisogno di interlocutori seri, credibili e affidabili per dare seguito all’urgenza delle idee partecipate e per risollevare, quindi, le nostre sorti.

Se il Decreto Sud darà vita concretamente ad un impianto di investimenti che passi dalla ZES unica, dall’Alta Velocità e dal Ponte sullo Stretto, accantonando l’attuale impostazione dell’autonomia differenziata, sono certo che sarà l’alba di un nuovo giorno che getterà le basi di un futuro migliore.

*Orlandino Greco, Italia del Meridione