Secondo il capogruppo Udc in Consiglio regionale, l'amministrazione della sanità deve tornare in mano alla Regione: «Non solo il disavanzo, ma anche ospedali e ambulatori soppressi. Tutto sulle spalle dei cittadini»
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«Sono numeri impietosi che fanno rabbrividire quelli del debito che la Regione Calabria ha accumulato negli ultimi undici anni di amministrazione “controllata” della Sanità. Siamo passati da un disavanzo di 31milioni di euro nel 2013 ad un passivo di 160milioni nel 2018 che alla fine di questo anno sfiorerà certamente i 200milioni di euro. Non basta altro per decretare il fallimento della fase commissariale che, considerato il danno prodotto sia in termini di risparmio che di servizi, oggi deve essere chiusa. L’amministrazione della sanità deve ritornare ad essere una responsabilità del Governo regionale che non solo dovrà gestire al meglio questo delicato e strategico settore ma dovrà avere il coraggio di varare le giuste riforme per garantire a tutti i calabresi l’accesso al diritto alla salute».
È quanto dichiara Giuseppe Graziano, presidente del Gruppo UDC in Consiglio regionale, commentando con rammarico i numeri allarmanti del deficit sanitario in Calabria, certificati dall’Advisory contabile dell’Ufficio del Commissario ad acta per il piano di rientro del disavanzo sanitario e dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
«È dal 2009 – aggiunge Graziano – che i contribuenti calabresi pagano i costi e gli effetti di una gestione straordinaria che finora ha prodotto cinque volte il debito ereditato. Non solo, se guardiamo a cosa è successo in questi anni di commissariamento spietato della sanità ci accorgiamo che mentre undici anni fa avevamo un debito importante ma quantomeno i servizi sanitari e gli ospedali erano funzionanti su tutti i territori, oggi abbiamo debiti fin sopra i capelli ed una sanità territoriale che non esiste più».
«Gli esempi più eclatanti, ancora una volta, li troviamo sulle due coste della provincia di Cosenza, sul Tirreno e sullo Jonio. Dove – precisa il capogruppo UDC - sono stati soppressi ospedali, ambulatori ed il sistema manageriale è stato accentrato nell’unica Asp di Cosenza. “Bisogna risparmiare e investire con oculatezza”. Questo è quello che ci hanno detto i Commissari quando chiudevano gli ospedali di Praia a Mare, Trebisacce e Cariati, promettendo la realizzazione di nuovi servizi, come il potenziamento della rete ospedaliera sul versante tirrenico e la costruzione di un nuovo ospedale nella Sibaritide».
«Sono trascorsi quasi 15 anni – dice ancora Graziano - e in questi territori il diritto alla salute è sempre più una chimera. Basti pensare che la sola Asp di Cosenza ha ad oggi un debito di quasi 45milioni di euro. Tutti soldi che sono stati bruciati proprio perché manca una solida rete sanitaria periferica. Ecco perché bisogna subito chiudere la fallimentare gestione commissariale. Bisogna subito che la Regione riprenda in mano le redini del governo della sanità. È necessario riaprire gli ospedali territoriali, portare a compimento la realizzazione dei nuovi ospedali e mettere subito mano alle riforme strutturali del servizio sanitario come quella proposta per la scissione delle competenze tra la rete di assistenza territoriale e quella ospedaliera. È nei momenti di crisi profonda che le aziende devono investire per rilanciarsi sul mercato. E questo – conclude - è proprio il caso della Sanità calabrese. È il momento giusto per chiudere una parentesi nefasta e ritornare e garantire servizi ai cittadini».