La cosiddetta “Legge sulla buona scuola” di recente approvazione da parte del Governo in carica tutto sembra, tranne che un passo in avanti verso la razionalizzazione o il miglioramento del sistema scolastico. Giuridicamente presta il fianco a numerose censure, tant’è che domani il consiglio regionale voterà una mozione tesa ad attivare un procedimento sulla sua costituzionalità. Preannuncio il mio voto favorevole per le seguenti ragioni. Le perplessità in merito alla riforma non sono soltanto di ordine giuridico, ma anche politico. L’art. 1 comma 73 prevede che a partire dall’anno scolastico 2016/2017 il personale docente delle istituzioni scolastiche statali, con contratto a tempo indeterminato, sia destinatario di incarichi triennali proposti dai dirigenti scolastici degli albi territoriali provinciali. Il rischio, più che concreto è che queste decisioni risultino del tutto arbitrarie. Tra l’altro, in un Paese (l’Italia) nel quale clientelismo e corruttela non sono estranei al bagaglio delle pubbliche relazioni, quale effetto avrà questa normativa? L’altro punto politicamente critico è quello relativo all’esodo di massa dei docenti previsto per effetto dall’art. 1, comma 108. L’esodo degli insegnanti dal Sud al Nord è una triste realtà che si protrae da decenni. Ma la legge fa’ qualcosa in più. Volendo semplificare si può affermare che il nuovo meccanismo potrebbe prevedere che l’immissione in ruolo di alcuni insegnanti calabresi avvenga in Veneto e che quella dei veneti avvenga in Calabria! Un’assurdità giuridica, logica e politica che mina la reale disponibilità dello stipendio, già di per sé modesto, dei neo assunti docenti.

 

Giuseppe Mangialavori