L’ex governatore della Calabria: «Prioritarie sono l’alta velocità ferroviaria, il corridoio ionico e la grande portualità»
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«In queste ore assieme ad alcuni sindaci e rappresentanti di associazioni e forze sociali di Calabria e Sicilia abbiamo assunto l'iniziativa di riproporre all'attenzione del nuovo Governo guidato dal Professor Draghi la necessità di affrontare nell'ambito del Recovery Plan il drammatico problema dell'ammodernamento infrastrutturale del Sud ed in particolare di due regioni quali la Calabria e la Sicilia che come è noto rimangono in una condizione di più accentuata marginalità anche in considerazione della inadeguata ed arretrata rete di collegamenti».
Lo afferma l'ex governatore della Calabria Mario Oliverio. «Ho già sentito numerosi sindaci di Calabria e Sicilia - prosegue - che hanno aderito convintamente all'iniziativa. La proposta di Recovery Plan che il Governo dovrà presentare alla UE entro il 30 aprile rappresenta un'occasione irripetibile per i prossimi 50 anni al fine di affrontare e risolvere nodi strutturali che sono alla base degli squilibri territoriali, ma anche economici e sociali del nostro Paese».
«Riteniamo di vitale importanza assumere in detta proposta le problematiche relative all'ammodernamento infrastrutturale del Mezzogiorno con particolare riferimento al prolungamento dell'alta velocità ferroviaria (a 300 km/h) sulla Salerno-Reggio Calabria e quindi sulla Messina-Catania-Palermo; alle grandi infrastrutture portuali del Sud Gioia Tauro, primo porto container italiano, Augusta secondo porto industriale italiano e tutti gli altri porti commerciali nazionali localizzati nelle Regioni del Mezzogiorno; ai grandi sistemi autostradali jonico e tirrenico e le principali trasversali».
«Destinare risorse per la realizzazione di un piano di ammodernamento infrastrutturale del Sud rientra appunto tra gli obiettivi prioritari per i quali l'Europa ha destinato importanti risorse al nostro Paese attraverso il Next Generation UE». «È questa - afferma Oliverio - una condizione per creare opportunità di crescita e per spezzare la spirale che spinge tanti nostri giovani fuori dalla loro terra. Il futuro dei nostri territori passa da qui».
«Su questi temi - prosegue Oliverio - si è aperto in grande dibattito con un appello lanciato dalla Svimez e dalla Fondazione Per, riguardo all'assenza di una visione per il Sud, con l'indicazione di grandi temi su cui il Pnrr potrebbe intervenire in modo decisivo: alta velocità (300 km/h), grandi infrastrutture portuali, Zone Economiche Speciali. Realizzare l'Alta Velocità (300 Km/h) tra Salerno/Reggio Calabria e Messina/Catania/Palermo deve costituire una priorità ineludibile. Abbattere le distanze nella mobilità di persone e merci ed uscire dalla perifericità dando pari opportunità ai territori e alle imprese è una condizione imprescindibile per affrontare e risolvere davvero con serietà e concretamente la questione meridionale».
«In questo quadro la realizzazione dell'attraversamento stabile dello Stretto di Messina diventa una scelta coerente e funzionale ad un disegno di grande impatto e valenza strategica. La distanza tra Roma e Milano come quella tra Roma e Reggio Calabria deve essere percorsa nello stesso tempo. Per questo non bisogna alimentare equivoci o peggio ricorrere a furbizie dialettiche, di cui è ampiamente lastricata la storia del Mezzogiorno, come quella di rappresentare il potenziamento con caratteristiche ad alta velocità che prevede un massimo di 200 km/h, come alta velocità vera e propria a 300 km/h, in funzione tra Milano/Salerno e programmata per le tratte Venezia/Trieste, Napoli/Bari, Brescia/ Verona /Padova».
«È necessaria, quindi - conclude Oliverio - una impostazione chiara che può essere assunta tenendo conto del documento elaborato dai Docenti Ordinari delle Facoltà di Ingegneria di sei Università siciliane e calabresi e che costituisce un rigoroso contributo tecnico analitico con particolare riferimento alla sostenibilità degli investimenti necessari infrastrutture basilari per la crescita di due regioni del Sud, Calabria e Sicilia nelle quali vivono sette milioni di italiani, e necessarie per affermare e consolidare un ruolo centrale del nostro Paese nel contesto del bacino euro – mediterraneo».