In una nota il Coordinamento del movimento invoca «nuove figure che nessun legame devono avere con il passato che ha reso la nostra amata Calabria l’ultima e più povera regione d’Europa»
Tutti gli articoli di Note stampa
PHOTO
* Coordinamento Progetto Meridiano
La data delle elezioni è ormai certa e le acque della politica iniziano a manifestare segni di inquietudine.
Tutto sembra consumarsi nell'individuazione di un candidato, non nella sua accezione di merito, ma per appartenenza ad una categoria che in questo modo diventa vuoto esercizio, che sia donna, uomo, professionista, che venga dal mondo delle professioni, dalla politica, o da questa fantomatica società civile, la più gettonata.
Ma noi tutti non siamo forse società civile? I concetti di società e civiltà non implicano la presenza di istituzioni condivise derivanti da trasformazioni storiche che ne hanno sancito la legittimità? Non è forse un rapporto di reciprocità tra chi governa e chi è governato? E questa fiducia non si rinnova ogni qualvolta si eleggono gli organi preposti a governare la cosa pubblica ricostruendo il funzionamento democratico della società civile? Ma forse proprio quest'ultimo passaggio rischia di non realizzarsi per un sistema di rapporti basato solo ed esclusivamente sulla reciprocità degli interessi di bottega, intendendo con questa affermazione un consenso basato sul voto/merce e non sul voto/valore.
Allora ci si rifugia in categorie che delineano profili vaghi, non tenendo conto della validità di una proposta politica che possa essere incarnata non da un soggetto ma da un progetto, da una visione condivisa, da un programma di governo.
Oggi ci troviamo per l'ennesima volta davanti a una emergenza data dalla necessità di dar un governo a questa terra, incalzati da un'altra emergenza che ci ha imposto la natura violata. In questo stato di eccezione è la democrazia a pagarne un prezzo. Non è più il valore in sé della politica a emergere ma il valore di scambio tra opposti schieramenti e a loro interno, mancando totalmente uno sguardo amorevole verso questa terra violata.
Assente il giudizio relegato al contingente e si perde la memoria di una classe dirigente vecchia, e non per età ma per permanenza, che in fasi alterne ha dato il peggio di sé ogni qual volta è stata opposizione, o governo, senza comunque incidere minimamente sulla società civile.
Questa la risultante delle scelte degli ultimi 20 anni almeno dove il degrado del territorio è della società inesorabilmente è avanzato. Nella sanità pubblica sfruttata e smembrata, nelle aree urbane disordinate e nelle periferie abbandonate a sé stesse, nel lavoro precario e nell'assenza di lavoro che obbliga a emigrare, nel dissesto del territorio non adeguatamente programmato e mantenuto, in una società sempre più povera che deprime anche le classi medie.
Ecco perché invochiamo a gran voce rinnovamento, perché individuiamo in questa classe politica precise responsabilità e non riteniamo che possa cambiare perché ormai viziata da troppi compromessi.
Dunque ci si chiede che fare? Noi di Progetto Meridiano siamo portatori, per questo ci siamo ritrovati, di un pensiero Meridiano che trasformi la nostra atavica pigrizia e rassegnazione resiliente al potere, in cura delle persone e del territorio; che lenisca le ferite che il tempo ha inflitto per colpa dell’incuria di chi fino ad oggi avrebbe potuto e non ha fatto. Si è abbandonato una gran parte della gente al proprio destino e lasciato che tutto si degradasse senza un progetto, senza un piano di cura dell'esistente. La nostra transizione ecologica, il nostro green deal non è uguale al resto del paese. Noi non abbiamo fabbriche da dismettere, quelle poche lo sono già state e gli scheletri di quelle che non sono mai state, sono lì a testimoniare il fallimento di una classe politica e dirigente.
La nostra è un'economia povera basata sulla produzione alimentare, sul turismo, non sempre di qualità, sul commercio e su un valore aggiunto dato dalle nostre Università.
Ciò che è stato fino ad ora uno svantaggio si potrebbe rilevare un'opportunità perseguendo un piano di sviluppo basato sulle tecnologie più all'avanguardia che possano impiantare un laboratorio in cui sperimentare su larga scala un futuro ecologico in cui si possano realizzare le legittime aspirazioni di ognuno al benessere e ad un lavoro dignitoso.
Per questo, pur ribadendo quello che abbiamo detto agli altri amici che con noi hanno fatto un breve tragitto per cercare di far nascere un patto civico fra le migliori energie di questa terra, che occorre sporcarsi le mani per spalare il fango in cui ci hanno sommersi anni di mala politica e malaffare e per farlo occorre dialogare con tutti, nel contempo, però, non possiamo partecipare e dialogare con chi ( come il Pd di Graziano e commensali) ripete vecchie e stanche liturgie che vogliono solo perpetuare il vecchio. Certo è che il possibile dialogo non può ridursi al ricatto “morale” che altrimenti lasceremmo il governo della regione alla peggior destra, questa non può essere l’unica ragione di un impegno che, di fatto, annullerebbe ogni progetto di rinascita.
La battaglia per scardinare il blocco di potere (ed il prodotto dell’alternanza di governi che si dichiaravano di dx e sx, sono li a dimostrare che, o si rompe con decisione senza compromessi con vecchie logiche, o è un ripetere errori), e di inefficienza che ha reso la nostra amata Calabria l’ultima e più povera regione d’Europa è lunga, e noi non ci tireremo indietro e, per questo, saremo sempre pronti al fianco di chi vorrà combatterla, ma non con questi, non in questa campagna elettorale se non ci sarà quel rinnovamento di uomini e donne (perché è sulle loro gambe e attraverso i loro volti , che dovrà camminare il rinnovamento) che nessun legame devono avere con il passato che ci ha ridotti a questo.
Se non ora, quando?
*Pietro Tarasi Presidente
Sandro Scalercio Membro del comitato di presidenza
Loredana Gaudio Membro del Comitato di Presidenza
Graziella Secreti Membro del Comitato di Presidenza
Francesco Molinari Membro del Comitato di Presidenza