Il consigliere dem: «In altre regioni per un analogo processo è stata costituita una conferenza permanente che ha coinvolto tutti gli operatori, sindaci, forze sociali, territori. Mentre in Calabria sembra un affare riservato a pochi»
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«I processi ordinari in Calabria non hanno, spesso per non dire mai, rappresentato la regola democratica principale nelle scelte fondamentali che hanno caratterizzato la vita e i settori nevralgici della nostra regione. Cinquanta anni di regionalismo testimoniano un processo di convivenza tra territori, categorie, interessi vari. La crisi di rappresentanza e di partecipazione democratica anche in Calabria si è nel corso degli anni acuita in modo assai serio e preoccupante». È quanto si legge in una nota a firma del consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti.
«Tale situazione che purtroppo ci porta ad avere una vera e propria crisi di sistema, interroga l’insieme della classe dirigente a partire naturalmente in via prioritaria dalla politica, ma credo che anche gli altri soggetti debbano comunque interrogarsi. Vorrei ricordare perché la considero molto paradigmatica dell’attuale crisi che viviamo, la manomissione del sistema democratico attraverso la legge elettorale che contiene di fatto l’obiettivo di tenere lontano il popolo dalla vita politica e amministrativa della regione. Basta considerare che per entrare in consiglio regionale le coalizioni debbono ottenere l’8% del consenso (originariamente era stato previsto il 15% e abbassato solo a seguito dell’intervento della Corte Costituzionale). Non esiste in nessuna altra regione d’Italia e per entrare nel parlamento italiano occorre conquistare appena il 3% dei consensi elettorali».
«Va ancora ribadito che in Calabria non esiste il voto disgiunto, fino a poco tempo fa il secondo classificato candidato a presidente non veniva eletto, e soltanto dal 2020 si è introdotto il sistema della doppia preferenza di genere – continua Mammoliti -. Tutto questo è avvenuto nel silenzio generale come se i temi della democrazia e della partecipazione attiva alla vita pubblica e amministrativa della regione fossero irrilevanti ed appannaggio esclusivo di una oligarchia gerontocratica.
«Naturalmente potremmo parlare anche di tante altre cose ma voglio arrivare subito all’attualità e fare delle brevissime considerazioni in merito alla legge regionale sulla fusione per incorporazione dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio con l’azienda Universitaria Mater Domini e sull’istituzione della Facoltà di Medicina all’Unical», ha affermato l'esponente del Pd calabrese.
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«In altre regioni per un analogo processo è stata costituita una conferenza permanente che ha coinvolto tutti gli operatori, sindaci, forze sociali, territori. Mentre in Calabria sembra un affare riservato a pochi intimi e approvato velocemente dopo 46 giorni dall’insediamento di questa maggioranza, che ha respinto ogni suggerimento utile avanzato dall’opposizione – prosegue il consigliere regionale -. In merito alla decisione del Coruc che ha espresso parere positivo circa l’istituzione della facoltà di medicina e chirurgia all’Unical, mi preme particolarmente stigmatizzare alcune posizioni che tendono a declinare l’autonomia gestionale dell’università in modo veramente inaccettabile».
«Fermo restando la legittimità sulle decisioni, ritengo assolutamente anacronistico e offensivo verso la democrazia sostanziale poter immaginare che i soggetti politici, istituzionali, sociali, culturali, cittadini non possano osare di esprimere le proprie considerazioni e legittime posizioni in merito a tale scelta. Registro e denuncio pertanto un grave deficit di partecipazione e di confronto democratico su temi e problematiche cruciali per la vita della nostra regione e per il sistema universitario calabrese. Occorre viceversa aprire e animare un approfondito dibattito nei territori e nei luoghi deputati a partire dal consiglio regionale, massima espressione di rappresentanza istituzionale della nostra regione. In tale direzione ho presentato un’apposita mozione che mi auguro al più presto venga portata in discussione», ha concluso Mammoliti.