Nell’antichità nella notte tra 5 e 6 gennaio si praticavano riti pagani dedicati al solstizio d’inverno. Il significato si è modernizzato e adattato ai tempi col passare degli anni. In ambito religioso si festeggia l'arrivo dei Magi alla grotta di Gesù bambino
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Una festività che si divide tra sacro e profano quello della Befana, che si festeggia in Italia come in altri paesi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, chiudendo, o meglio “portando via”, il ciclo delle feste natalizie che iniziano con la vigilia di Natale.
Nell’antichità, durante quella notte, si dedicavano riti pagani dedicati al solstizio d’inverno in seguito alle feste rivolte al dio Sole, che iniziavano il 25 dicembre e continuavano con i festeggiamenti per la chiusura del vecchio anno e l’inizio del nuovo.
Durante i riti era abitudine bruciare una grande quercia, dalle cui braci ricavare del carbone, simbolo di fertilità e buon augurio, oggi regalato nel giorno della befana ai bambini “monelli”, al contrario di quelli più “buoni”, che ricevono caramelle e dolcetti.
Il significato del giorno della Befana si è modernizzato e adattato ai tempi col passare degli anni: oggi simbolo della ricorrenza è una vecchina dai vestiti usurati e le scarpe rotte, che a bordo di una scopa distribuisce doni e dolcetti a tutti i bambini e le bambine del mondo.
In ambito religioso si festeggia invece l’arrivo dei Re Magi alla grotta di Gesù Bambino. Sono loro, ad esempio, a portare i doni ai bambini in Spagna, diversamente che nel nostro paese.
In Calabria invece come si festeggia tradizionalmente il giorno della Befana e quali sono le storie legate a questa ricorrenza?
La cena di 13 pietanze
Tra le abitudini più seguite dei calabresi c’è sicuramente quella di passare la vigilia, il 5 gennaio, in famiglia, e di portare in tavola tredici pietanze. Tale abitudine, in realtà, nel resto dell’Italia viene attuata durante la vigilia di Natale. Il 13, in questo caso, è un numero che ricorre spesso nella religione cristiana: rappresenta il 12 apostoli che siedono insieme a Gesù nel momento del Cenacolo. Per la cena prima della Befana, il numero potrebbe avere lo stesso significato, oppure derivare da altre tradizioni ereditate dai vari popoli che nei secoli hanno abitato i nostri luoghi.
Una delle teorie potrebbe essere che 13 sono esattamente i giorni passati dalla nascita di Cristo. La data simboleggia anche la morte e la rinascita della natura attraverso la figura di Madre Natura, rappresentata idealmente da una vecchia strega. Un tempo i 13 piatti venivano preparati per le anime del Purgatorio, in quanto si credeva che queste tornassero indietro per far visita i parenti e approfittare della bontà dei piatti preparati dai propri familiari.
Il numero così alto, che simboleggia anche abbondanza, si ricollega probabilmente anche al mito della dea Diana che sorvolando sui campi augura prosperità e fecondità. Un tempo era abitudine lasciare la tavola apparecchiata per il bambin Gesù affinché si saziasse.
La Strina della Befana
Molto usata in Calabria per tutto il periodo delle feste natalizie, anche alla Befana in alcuni paesi è ancora tradizione intonare la Strina, ovvero la Strenna.
La Strina, che ha origine in tempi antichi, nasce come canto propiziatorio e di buon augurio per chi la riceve e per chi la accompagna, simboleggiando il lasciarsi alle spalle l’anno vecchio e accogliere con prosperità e ottimismo quello nuovo.
Un gruppo di suonatori con zampogne, tamburelli e pepite, strumenti tipici della tradizione calabrese, andando in giro per i vicoli del paese intonerà vari canti e suoni delle festività, fermandosi davanti a case e negozi che per contraccambiare il buon augurio, daranno il benvenuto offrendo cibo preparato in casa e vino locale.
Gli animali parlano
Una tra le leggende che girano intorno all’Epifania è quella degli animali parlanti. Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, infatti, si dice che gli animali, domestici e non, acquisiscano per magia il dono di parlare, e che conversino tra di loro giudicando il comportamento dei loro padroni.
È abitudine quindi dei calabresi lasciare una ciotola abbondante di cibo e acqua a cani e gatti, e del fieno o del mangime in più a vitelli e maiali, per far sì che durante le ore notturne gli animali non abbiano motivo di lamentarsi e non scappino, continuando a far parte della famiglia.
Nessuno ovviamente ha il permesso di ascoltare gli animali. Secondo alcuni racconti, più di una volta qualcuno ha provato a nascondersi vicino per ascoltarne i discorsi, ma senza alcun risultato, e anzi facendo una brutta fine.
Olio dalle fontane
Se non vi sembrava abbastanza strana la leggenda secondo la quale durante questa notte dell’anno gli animali parlano, non avete ascoltato ancora quella che racconta dell’olio che esce dalle fontane.
Secondo una credenza popolare raccontata ancora oggi, nella notte della Befana dalle fontane del paese non uscirà acqua ma olio. Questo risale ad una storia conosciuta soprattutto dagli anziani: un padre di famiglie si accorse nella sera del 5 gennaio, prima di andare a letto, che non ci fosse più acqua in casa, e così in piena notte decise di prendere delle brocche e andarle a riempire come i componenti della famiglia facevano di solito.
Il giorno dopo, al loro risveglio la sorpresa: i contenitori erano pieni di olio. Secondo una leggenda simile, nei fiumi scorrerebbe invece vino. Come per l’olio, però, questo fenomeno è visibile solo a chi è “sincero”, termine che in Calabria indica una persona che compie azioni in buona fede e senza cattiveria.