Il brano della giovane cantautrice di Rogliano affronta il tema della salute mentale spronando gli ascoltatori a non arrendersi nella ricerca della serenità. Nel testo presenti anche versi in dialetto calabrese, il videoclip curato dagli studenti dell’Accademia delle Belle arti di Catanzaro
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Non se ne può fare a meno. Di una passione no. È la vita stessa probabilmente a non consentire una simile mancanza. Ognuno, fosse pure nell'angolo più scalcinato del proprio cuore, custodisce una scintilla capace di innescare il più grande tra gli incendi. Chi fatica ad accorgersene o preferisce non soffiarci sopra per alimentarla ed accendere così il fuoco delle emozioni non spreca soltanto tempo ma soprattutto la possibilità di conoscersi davvero, di entrare in contatto con la propria e profonda identità.
Angelica Perri è giovanissima. Si è affacciata al mondo con il nuovo millennio, nel 2001 per l'esattezza. E quando parla di passione non lo fa per sentito dire o per sporcare il silenzio con discorsi vuoti. Chitarrista, cantautrice, amante della scrittura, Angelica porta con sé, sin da piccola, una passione strabordante per la musica. È tra le righe del pentagramma, sulle corde degli strumenti e lungo i versi della sua penna che l'intraprendente artista lascia scorrazzare le sue sensazioni. Lo fa non soltanto per esigenza personale ma anche per spartire con gli altri, tutti gli altri, i frutti della sua creatività.
«Il mio legame con la musica penso sia innato - racconta -. Come ascoltatrice è il mio porto sicuro, è la mia casa, il mio “bene rifugio”, per citare Vinicio Capossela. Mi sono sempre sentita fortunata nel poter ascoltare i diversi generi o i grandi cantautori che hanno segnato un’epoca perché l’ascolto mi ha permesso di sentirmi arricchita. Ben altra fortuna è quella di poter creare, scrivere, comporre e donarsi così agli altri. Attraverso la mia musica riesco ad affrontare emozioni che stento a capire normalmente, nel bene e nel male. Non esagero quando definisco le mie canzoni come “il mio modo di pregare”».
A soli 15 anni inizia a comporre le sue prime canzoni, nel 2018 partecipa ad "Area Sanremo" con due brani inediti, nel 2019 pubblica un album con la band "Avissivoglia”, nel 2021 pubblica una prima versione dell’inedito “Dario e Francesca” fino ad arrivare, a gennaio di quest'anno, alla pubblicazione del nuovo singolo "Il nero addosso". «Considero questo brano un tassello fondamentale della mia crescita, non solo artistica ma soprattutto personale - aggiunge Angelica con la sincerità che la contraddistingue -. “Il nero addosso” nasce durante un periodo complicato e solleva una tematica veramente importante che credo necessiterebbe di grande sensibilizzazione nei giovani e non solo. Si tratta di salute mentale, di ricerca sfrenata di una serenità che fino a poco prima, nella vita di una ragazzina sognatrice veniva data, forse, per scontata».
Per Angelica, l'aver vissuto “la maturità” non solo come momento di istruzione ma anche come apertura al mondo degli adulti, durante la pandemia, ha ovattato la sua percezione della realtà e della vita che andava avanti, amplificando la difficoltà nell’elaborazione delle sue emozioni. «Troppo repentinamente mi sono trovata caricata di un peso: la depressione dei miei familiari, la responsabilità di sostenerli e dargli forza - commenta la giovane cantautrice -. Nello stesso momento in cui io mi affacciavo a scelte di vita importanti, il mio futuro, i miei sogni, la mia formazione accademica, avrei voluto che la loro serenità illuminasse la mia strada. Non ho avuto il tempo di “respirare le mie scelte”, ho seguito la velocità del mondo che corre, e la preoccupazione di trovarmi “in ritardo”, in una società che ci impone dei ritmi sempre più impegnativi. Un anno dopo avevo “il nero addosso”, mi sentivo vestita di un buio improvviso, e gli accessori che amo da sempre indossare erano solo emozioni negative».
Con il suo ultimo singolo, Angelica dà voce ad un inno alla forza per affrontare la vita nei suoi alti e bassi. Spronando chiunque a non arrendersi nella ricerca della serenità perché i “brutti sonni” vanno vissuti e attraversati per poter godere poi dell’alba. "Il nero addosso", il cui videoclip è stato curato da alcuni studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, custodisce come in uno scrigno prezioso una serie di versi in dialetto calabrese, segno di un legame profondo tra Angelica e la sua regione. «Sono profondamente grata alla mia terra e alle mie radici - svela l'artista originaria di Rogliano - La Calabria è una madre accogliente, premurosa, delicata, che va preservata insieme alle sue tradizioni, alla sua lingua, alla sua musica. Il profondo sentimento che nutro verso questi luoghi lo devo anche alla mia famiglia e ai ricordi che porto nel cuore».
Di una passione - lo abbiamo già scritto - non si può fare a meno. Ma anche dalla propria terra il cuore fatica a svincolarsi.