Il mito della Medusa è il mito di Gianni Versace.

Il mito della Medusa e il mito di Gianni Versace.

Una «è» che spiega e una «e» che unisce per due simboli che si fondono, si accompagnano, si descrivono, si riconoscono.

La Medusa è l’emblema del brand del lusso tra i più apprezzati al mondo, indossata dalle più iconiche top model degli anni ’80 e ’90. Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Carla Bruni, Cindy Crawford e tante altre, proprio grazie all’intuito e alla lungimiranza di Gianni Versace, da mannequins privi di personalità, sono divenute i volti e nomi glamour con cui celebrare la bellezza e la sensualità femminile, rivoluzionando il modo di comunicare nella moda.

Per comprendere cosa si cela dietro al legame indissolubile tra La Medusa e il marchio calabrese essenza del Made in Italy nel mondo, dobbiamo però fare un salto indietro nel tempo, alle origini di Gianni Versace nella sua Reggio Calabria.

Da Reggio Calabria a Milano: come nasce la maison Versace

Gianni Versace nasce il 2 dicembre del 1946 a Reggio Calabria, lontano, lontanissimo dalla Milano della moda e del design. Eppure è qui, in Calabria, che prende forma il suo genio creativo e rivoluzionario. «Reggio Calabria - racconta lo stilista calabrese in una delle sue dichiarazioni d’amore per la sua terra d’origine - è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d'Alta Moda. Il luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide. Dove ho cominciato a respirare l'arte della Magna Grecia. Lì, ho vissuto con la mia famiglia per i primi vent’anni, giocando accanto al mare tra i ruderi della Magna Grecia e penso che entrambe le cose abbiano esercitato una grande influenza sulla mia vita e sul mio carattere». Sua madre Franca aveva una delle sartorie più importanti di Reggio e Gianni amava così tanto la moda e la sensualità femminile sin da bambino, da celebrarla persino in classe.

Tutto da ridere è un aneddoto bizzarro raccontato nella biografia del genio calabrese, di quando la maestra convocò mamma Franca perché aveva scoperto che, durante le ore di lezione, l’alunno Versace riempiva i suoi quaderni di disegni che ritraevano le dive del cinema italiano. Interrogato sul perché, il piccolo Gianni precisò che usava «quattro quadretti per il seno della Lollobrigida, cinque per quello della Loren e sei per la Mangano». La notizia strappò a mamma Franca una bella risata: «Stia tranquilla, è tutto a posto. Mio figlio Gianni è interessato alla moda».

Negli anni dell’adolescenza  - e di un andamento scolastico quasi fallimentare, Gianni Versace continua a coltivare il suo amore per i tessuti. Sta per nascere il prêt-à-porter e Gianni convince sua madre ad aprire, in aggiunta alla sartoria, una boutique in via Tommaso Gulli, che chiamerà Elle, per ospitare i capi dell’alta moda italiana e francese . Sarà la madre, d’ora in avanti, a fidarsi dell’intuito del figlio e a trarre da lui preziosi insegnamenti: «Mamma, chiunque vede una persona vestita da noi deve chiedersi: che bello, dove l’ha preso? Se invece si chiede dove l’ha presa ’sta roba e storce il muso, tu perdi un cliente. Si vende per amore. Se tu vendi per amore, i tuoi clienti aumenteranno. Se vendi per commercio, puoi anche fare dei danni».

Famiglia e terra d’origine sono le radici su cui Gianni Versace ha costruito il suo estro creativo e rivoluzionario che lo porterà, negli anni, a conquistarla Milano dal luogo lontanissimo da cui la sognava, per poi affermare il suo stile inconfondibile e ricercato nel mondo intero.

La Medusa della Moda nel mito di Versace

Gli anni d’oro di Gianni Versace sono quelli in cui, nel suo genio creativo, prende forma il simbolo che diventerà fortemente identitario per la Maison, a cui legherà in modo ancor più ancestrale il suo amore per la Calabria e le sue radici. «Quando nasci in un posto come la Calabria, e tutto intorno c’è la bellezza delle terme romane, dei monumenti greci, non puoi fare a meno di essere influenzato dalla classicità».  Il logo mitologico della Medusa di Versace prende vita proprio da qui, dal suo vissuto, dalle emozioni  di quando, da piccolo, rimase affascinato dal ritrovamento di una testa in marmo durante gli scavi archeologici nella sua Reggio Calabria.  

La leggenda narra di Medusa come di una fanciulla rivale di Atena per la bellezza della chioma che, violata da Poseidone in un tempio, Atena punì cambiandone i capelli in serpenti, la voce soave in urlo terrificante e lo sguardo, talmente terribile da trasformare in pietra chiunque lo incrociasse.

Bellezza, vanità, attrazione per la sua Magna Grecia, ma anche buon auspicio (Medusa in greco antico vuol dire protettrice, guardiana) e desiderio di lasciare il segno, sono l’universo di valori racchiusi in un simbolo che, a partire dal 1993, diventerà il sigillo impresso nel logo della Maison (foto in basso Wikipedia).

Ispirata alla scultura di marmo Medusa Rondanini, la Medusa di Versace è attorniata da una greca circolare, come fosse una moneta antica. «Quando le persone guarderanno a Versace – dichiara il fashion designer - dovranno sentirsi atterrite, pietrificate, proprio come quando si guarda negli occhi la Medusa». Come Medusa, lui stesso aveva il potere di attrarre, di avvicinare e affascinare per il suo carisma e la sua moda fatta di greche, volute e capitelli in un mix provenienze culturali che va dall’archeologia al barocco, contaminate con il rock e la pop art (foto in basso Versace Instagram).

Così, Gianni Versace sceglie, coscientemente, un mito per raccontarsi senza sapere che, alcuni anni dopo, diventerà egli stesso un mito. Il leggendario stilista italiano nell’immaginario universale, già leggenda nel cuore del fratello Santo quando, nel 1997, il gesto di un folle poneva fine alla sua vita: «Gianni non è morto, Gianni è immortale».

Dalla morte di Gianni Versace fino ad oggi l’iconica Medusa, pur soggetta a diversi restyling, è sempre rimasta lì, ad ipnotizzare, affascinare e a ricordare al mondo intero il suo legame identitario e profondo con colui che, con la sua moda, ha ipnotizzato il mondo.