Nelle ultime ore la neve ha imbiancato gran parte delle province calabresi. Scuole chiuse in molti comuni e qualche disagio per gli automobilisti, ma la i fiocchi hanno anche creato paesaggi mozzafiato soprattutto nei boschi della nostra meravigliosa Sila.

Quasi sicuramente a molti sarà venuto in mente di raccogliere la "dama bianca" per trasformarla nel più antico gelato conosciuto al mondo: la “Scirubetta”.

La Scirubetta

Nella tradizione popolare, questo dolce tutto calabrese, veniva realizzato con la neve raccolta e porzionata direttamente in ciotole di creta o in bicchieri. La neve usata è quella più pura, ma non quella appena caduta bensì quella "granitica", trasformata dai cambi di temperatura, il passo successivo era quello di condire il tutto con il dolcissimo miele di fichi o con del mosto cotto. In tempi moderni, invece, la “Scirubetta” ha subito alcune varianti, non manca infatti chi l’arricchisce con succo di agrumi, bevande al gusto di caffè o liquori.

Storia e origini

Il nome sembra derivare dall’arabo “sharbat” o “sherbet” con l’analogo significato di sorbetto o bevanda. Probabilmente la tradizione calabrese è il frutto di una commistione con questa antica usanza araba. L’esistenza di questo dolce, è però molto più antica rispetto al passaggio degli arabi, forse risale al periodo della Magna Grecia.

Nel dialetto calabrese, il termine più diffuso è Scirubetta, ma non mancano le diverse varianti territoriali: da scirubbetta (Cosenza, Bisignano, Luzzi, Acri, Cosenza), a scilubetta (San Giovanni in Fiore, Cosenza), scirupet (Villapiana, Cosenza), scilibretta nel dialetto di Mandatoriccio (Cosenza) e di Cirò (Crotone), sciurbetta (in alcune zone del reggino), scilibetta (Caraffa del Bianco, Reggio Calabria)

Tradizione da preservare

La preparazione della Scirubetta non rappresenta una tradizione culinaria di chissà quale livello, ma è una dolcissima tradizione che bisogna tramandare e che rappresenta, quasi sicuramente, la prima vera forma di gelato mai preparato.