Un'enorme pira di ginestra essiccata, alta più di quindici metri, viene accesa nella piazza principale del paese per salutare l'arrivo delle festività natalizie e riunisce emigrati e fuorisede intorno al fuoco delle feste
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Una enorme pira di fuoco accesa al centro della piazza, le fiamme che si riflettono nella statua della Madonna e il cerchio di gente che attende che si consumi come ogni anno il rito dell’accensione.
Quello del luminerio, a San Marco Argentano, è un rito che si perde nell’antichità dei secoli e che richiama la protezione che la Madonna Immacolata riservò al paese secoli fa in seguito ad una pestilenza: un appuntamento imperdibile, che porta tantissimi emigranti o lavoratori fuorisede a rientrare a casa base per la vigilia dell’Immacolata, una tra le ricorrenze più importanti per tutti i sammarchesi. Un’altissima pira di fuoco, a base di ginestra secca, che viene accesa nel centro della piazza principale del paese e che viene salutata da applausi, fuochi pirotecnici e l’immancabile accompagnamento della banda musicale.
Il rito accomuna anche diversi comuni della Valle dell'Esaro, con nomi e tipologie diverse: fino a diverse decine di anni fa ogni quartiere, ogni cortile, realizzava il suo luminerio per salutare l’inizio delle feste e riscaldarsi così al fuoco antico della tradizione. In altri paesi, invece, cambia addirittura il nome: a Fagnano il luminerio diventa “‘alligrizza”, ed accompagna dal primo pomeriggio alla sera prima della cena la vita delle singole contrade e dei quartieri nei quali ancora si tiene viva la tradizione.
Il luminerio di San Marco Argentano, il fuoco che apre le festività natalizie
Così, ogni anno si ripete un vero e proprio rito laico che per il piccolo centro normanno rappresenta l’inizio ufficiale delle feste natalizie, in quello che è per molti la festa più importante dell’anno. Ci si ritrova infatti dopo mesi a scherzare, ridere e parlare al fuoco del luminerio.
L’attesa inizia settimane settimane prima, con la raccolta della ginestra da mettere a seccare: il comitato organizzatore per interi pomeriggi riempie camion interi di ginestra, che verrà poi messa al coperto per far sì che la procedura di accensione fili via senza intoppi.
Il sette dicembre, vigilia dell’Immacolata, è poi il grande giorno: sin dalla mattina iniziano le operazioni di costruzione del luminerio. Si monta la struttura in legno, che dovrà sorreggere la ginestra messa a seccare: si crea così un’altissima piramide, che supera i quindici metri, e che attende l’arrivo della processione della Madonna. All’arrivo del corteo liturgico, infatti, la madonna si ferma e attende insieme ai fedeli l’accensione del luminerio: i primi fuochi iniziano ad avvolgere la ginestra che si accende, il crepitio del fuoco ed il suo calore si diffondono nella piazza. Questa è la fase più delicata, perché la struttura deve reggere e non collassare sotto la forza impetuosa delle fiamme, con il vento che spesso mette a rischio la stabilità del luminerio. Quando le fiamme si spengono la magia si dissolve: ognuno porta con sé nei propri cuori e nelle proprie case la luce di una nuova festa che inizia, accompagnandosi con le portate tipiche della festa. Così, tra un piatto di strascinati con acciughe e molliche, l’immancabile baccalà fritto e i tipici pipazzi arraganati può iniziare la festa e si può brindare: anche quest’anno il Natale è arrivato.