La Pasqua è costellata da una serie di manifestazioni che pur incontrando tradizioni che hanno anche origini pagane o comunque popolari seguono precetti religiosi
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È noto come nella tradizione cattolica cristiana l’arrivo alla Pasqua sia costellato da una serie di riti che pur incontrando tradizioni che potrebbero avere anche origini pagane o comunque popolari, seguano riti che cadenzano precisi precetti religiosi che hanno anche scadenze specifiche così come nel Giovedì Santo inizia con la Messa del crisma che, appunto, nella Chiesa cattolica, trova, durante la mattina del giovedì santo (o il pomeriggio del mercoledì santo come per la prima volta a Crotone nella Chiesa Cattedrale del Duomo per volere del Vescovo Monsignor Raffaele Panzetta) vengono consacrati gli oli santi e i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.
Poi nella serata c’è la Cena del Signore: il solenne triduo pasquale della passione, morte e resurrezione di Cristo che inizia appunto nel pomeriggio del giovedì santo. La sera poi si celebra la messa in Cena Domini, nella quale si ricorda l'Ultima cena di Gesù, l'istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, e si ripete la lavanda dei piedi effettuata da Cristo nell'Ultima cena. Alla fine della messa le croci restano velate, le campane silenti, e gli altari senza ornamenti, eccettuato l'altare della reposizione, dove vengono conservate le ostie consacrate durante la messa per l'adorazione e per la comunione del giorno seguente.
E così come ovunque, il Venerdì Santo si ricorda il giorno della morte di Gesù sulla croce. La chiesa celebra la solenne celebrazione della Passione, divisa in tre parti:
- La liturgia della parola, con la lettura del quarto canto del servo del Signore di Isaia (52,13-53,12[3]), dell'Inno cristologico della lettera ai Filippesi (2,6-11[4]) e della passione secondo Giovanni.
- L'adorazione della croce, a cui viene tolto il velo.
- La santa comunione con delle ostie consacrate la sera prima. Non si celebra alcuna messa in questa giornata, uno dei due giorni aliturgici del rito romano.
Il Venerdì Santo è tradizione effettuare il pio esercizio della Via Crucis. La chiesa cattolica pratica il digiuno ecclesiastico e si astiene dalle carni come forma di partecipazione alla passione e morte del suo Signore. In questo giorno è anche usanza fare visita a più chiese per adorare l'Eucaristia presente negli altari della reposizione, detti "sepolcri". Nel Sabato Santo è tradizionalmente la giornata della celebrazione dell'Eucaristia (giorno aliturgico), e la comunione si porta solamente ai malati in punto di morte. Viene così celebrata la liturgia delle Ore. Con la veglia pasquale che inizia il vero e proprio tempo pasquale.
Nella notte fra sabato e domenica si celebra la solenne veglia pasquale, che, nella Chiesa cattolica, è la celebrazione più importante di tutto l'anno liturgico. In essa si celebra la resurrezione di Cristo attraverso la liturgia del fuoco: al fuoco nuovo si accende il cero pasquale, che viene portato processionalmente in chiesa; durante la processione si proclama la Luce di Cristo, e si accendono le candele dei fedeli. All'arrivo al presbiterio il cero è incensato e si proclama l'annuncio pasquale. Fondamentale è la liturgia della Parola che ripercorre con sette letture dell'Antico Testamento gli eventi principali della storia della salvezza, dalla creazione del mondo attraverso la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù d'Egitto, alla promessa della nuova alleanza. Dopo il canto solenne del Gloria (che non era mai stato recitato durante la quaresima), l'epistola proclama la vita nuova in Cristo risorto, e nel Vangelo si legge il racconto dell'apparizione degli angeli alle donne la mattina di Pasqua. Segue poi la liturgia battesimale, nella quale tutti i fedeli rinnovano le promesse del proprio battesimo, e vengono battezzati, se ce ne sono, anche i catecumeni che si sono preparati al sacramento. La liturgia eucaristica si svolge come in tutte le messe e qui arrivano alcune specificità nella provincia di Crotone che, come da tradizione, trova peculiarità in alcuni centri più che nella città capoluogo.
Come a Mesoraca dove si celebra uno dei riti della Pasqua che in Calabria trova spettacolarità molto particolari. Nel paese che ha dato i natali a Papa San Zosimo, papa dal 417 al 418, subito prima della processione, la croce viene assegnata a un devoto che la trasporterà per le vie del paese, soffermandosi davanti alle chiese per la visita ai sepolcri. Durante la processione del venerdì santo di Mesoraca vengono emessi dei suoni davvero particolari e suggestivi, riprodotti con degli strumenti musicali come la troccola, la trombetta e la raganella.
A Caccuri, altro centro antichissimo, le celebrazioni per la settimana della Passione prima della Pasqua di resurrezione, hanno inizio con la “Quindicina”, quindici giorni durante i quali per almeno un’ora al giorno le donne si riuniscono in preghiera nella cappella barocca del Santissimo Rosario per recitare un’antica preghiera in dialetto caccurese, risalente al XVIII° secolo. La domenica delle Palme è tutto il paese che sfila portando con sé ramoscelli d’ulivo o di alloro o le caratteristiche “palme”, originalissimi bouquet di fiori fatti con carta pesta i cui pistilli sono sostituiti da cioccolatini o confetti. Il rito più struggente e toccante rimane comunque la processione della Via Crucis, che si tiene a mezzanotte per rievocare il percorso di Cristo verso la croce. Il cammino viene accompagnato oltre che da letture sacre anche da canti dell’antica tradizione popolare. Da ricordare la rappresentazione de I Giudei: l'opera, in versi e prosa settecentesca, ricostruisce il processo intentato a Gesù dal Sinedrio e conclusosi con la definitiva condanna a morte del Messia. La tradizione vuole che il testo sia stato portato a Caccuri sul finire del XVIII° secolo da alcuni monaci che provenivano da un convento di Miglierina, Quel che è certo è che l'opera fu rappresentata per la prima volta agli inizi del XIX° secolo e riproposta regolarmente ogni sette anni.
A Cutro ed a Petilia Policastro si rinnova ogni anno il rito della "Naca"; una suggestiva Processione della Via Crucis che si svolge anche ad Isola di Capo Rizzuto ed a Scandale.
A Casabona, invece, i riti della Settimana Santa iniziano il Giovedì Santo con la cerimonia della Lavanda dei piedi. Chiunque ha un voto o una grazia da chiedere “fa l’apostulu” cioè offre in cambio dodici “gucciddrati” grandi, uno per ogni Apostolo. La processione del Venerdì Santo per le vie del paese è il momento più sentito: quando il corteo giunge nella piazza del paese (un tempo nel rione Croci), la Madonna, che fino ad allora era andata alla ricerca di Gesù, finalmente riesce a trovarlo, quindi, si inverte l’ordine delle statue. Domenica di Pasqua si va al “Timpunu”, luogo distante dal paese in cui sorge il Santuario in onore di S. Francesco di Paola, Santo al quale i “casavonesi” sono legati in modo particolare. La Staua del Santo viene portata, dopo un anno, nella Chiesa madre. I festeggiamenti, dopo la Messa, continuano a tavola: il banchetto pasquale prevede pasta con sugo e polpette, capretto, agnello in bianco con patate e frittata con asparagi.
A Cerenzia c’è "A tiritocchita": si suonava soprattutto nelle festività pasquali, quasi in sostituzione delle campane della chiesa, che in quei giorni devono restare mute. Di questo strumento ne esistevano tre versioni, la prima, più elaborata, costruita ed usata dagli adulti, veniva realizzata con una tavoletta fissa, alla quale erano attaccate due ante mobili, una per lato, che sbattevano tra loro facendo un movimento di torsione del polso. La seconda versione è utilizzata di più dai ragazzi, era costituita da una tavoletta centrale dotata di manico, a mo’ di paletta, alla quale erano sovrapposte due tavolette mobili (una di sopra e una di sotto), che quando si scuotevano velocemente davano origine al loro tipico suono; la terza, infine, è la versione più evoluta e veniva costruita utilizzando una canna ed un rocchetto di legno (di quelli usati per avvolgere il filo) su cui venivano incise delle tacche, in modo da farne una ruota dentata che ruotando, sollevava una «linguetta» della canna, a mo’ di arpione, che produceva il tipico suono.
A Cirò Marina si rinnova "Colora la tua Pasqua", che è una manifestazione culturale della domenica della Santa Pasqua dove gli artisti accreditati, anche provenienti da fuori provincia, si cimentano nel dipingere nella piazza centrale, un oggetto in ceramica che sarà poi messo all'asta ed il ricavato sarà dato in beneficenza.
A Rocca di Neto: nel periodo di Pasqua, gli antichi vivevano il Venerdì Santo come un giorno di lutto. Le donne non si pettinavano e non si intrecciavano i capelli, perché altrimenti sarebbero state maledette. Un antico proverbio recita: “maliditta chira trizza ca di vennaru s’intrizza” ossia “maledetta quella treccia che di venerdì si intreccia”.
A Belvedere Spinello la Pasquetta è uno dei momenti salienti che caratterizzano e scandiscono la venerazione del Santuario della Madonna della Scala. Il pellegrinaggio durante la Pasqua fino al Lunedì dell’angelo è una devozione diventata tradizione che resiste da moltissimi anni. Il lunedì di pasquetta è infatti consuetudine anche per i pellegrini dei comuni di Verzino, Savelli, Castelsilano, San Giovanni in Fiore che accorrono a partecipare ai riti di preghiera nel Santuario della Madonna della Scala. E dopo i momenti religiosi, la maggior parte dei pellegrini si ferma a passare il cosiddetto “pascunu” nel suggestivo parco, all’ombra di secolari querce, nella pineta, o tra gli ulivi, e dopo aver abbondantemente mangiato all’aria aperta, passeggia, fino all’ombra della sera, tra le tradizionali bancarelle di commercianti ambulanti distese nel parco. Tra antichi rituali e appassionati ricordi, i più anziani raccontano di aneddoti e di storie passate, le anziane signore, in costume tradizionale; quest’anno arriverà anche il Vescovo di Crotone e Santa Severina Monsignor Raffaele Panzetta che “sancirà” anche la “vestizione” ufficiale del Santuario.