Qui opera una piccola comunità di monaci che realizza candele in cera d'api che ogni settimana raggiungono oltre duecento parrocchie sparse in tutta Italia
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Guido la macchina incantato dalla bellezza dello Stilaro e della vallata bizantina.
Mi fermo ad un bivio, che logora la mia scelta: Stilo e la sua storia legata a Tommaso Campanella o Bivongi e San Giovanni Theristìs?
Giro a destra, farò attendere ancora per un po’ l’utopia di Tommaso Campanella e della Città del Sole e inizio un breve viaggio, che mi porterà a Bivongi in provincia di Reggio Calabria nella spiritualità del suo monastero ortodosso.
Mi accompagna il lento scorrere della fiumara Stilaro. Raggiungo il paese e mi perdo nei suoi vicoli e silenzi.
Il saluto di un anziano che accarezza un gatto mi riempie di malinconia e di speranza. Una breve passeggiata e poi riprendo l’auto per raggiungere il monastero e inebriarmi di pace e bellezza.
È una bellissima giornata di sole, l’azzurro abbraccia il verde delle alture e una musica leggera mi accompagna verso gli eremiti ortodossi.
Lascio la macchina per proseguire a piedi, supero il cancello e innanzi a me appare il monastero di San Giovanni Theristìs (il mietitore) dove opera una piccola comunità di monaci, che fa capo alla diocesi ortodossa romena d’Italia.
Un luogo dove si crea la luce grazie al paziente lavoro di un monaco di pochissime parole, che ogni giorno in un semplice laboratorio realizza le candele in cera d’api. Le candele e l’incenso (anch’esso realizzato in questo posto), ogni settimana partono da Bivongi per raggiungere le oltre 200 parrocchie sparse in tutta Italia e tutti sanno che quelle candele e quell’incenso arrivano dalla Calabria.
Il monastero di San Giovanni Theristìs è un luogo dove si prega per la pace nel mondo e si lavora per dare la luce dove c’è il buio e per far arrivare il profumo dei Santi (l’incenso) a Dio.
È una perla incastonata nella vallata dello Stilaro, rifugio per i monaci greco-ortodossi, che in una terra ricca di boschi e a due passi dal mare hanno ritrovato il loro mondo.
Il mio sguardo poetico e non tecnico si è perso sui mattoncini che compongono la struttura del monastero, creando un mosaico di contaminazione bizantina, araba e normanna.
San Giovanni Theristìs, il mietitore, per il suo miracolo più famoso: una grande tempesta avrebbe dovuto distruggere il raccolto. Giovanni rimanendo nei campi a pregare salvò il campo di grano, che fu arato e raccolto.
La voce del monastero in un paesaggio incantevole e silenzioso ci accompagnerà durante la visita e difficilmente si avrà voglia di tornare a casa, perché ci si sente a casa. “Tutto questo lo fate per vivere?”. “Per sopravvivere!“ Un giovane monaco ortodosso mi indica il senso della vita. Il senso dell’essere eremita e di pregare per un mondo migliore in un mondo imperfetto...