Numerosi gradini per arrivare al centro storico, fatto da vicoli stretti che si abbracciano tra loro, mentre al suo interno si trovano chiese, torri di avvistamento, e piccoli locali che ospitano turisti e autoctoni che vogliono bere e mangiare nel cuore della cittadina.

Scalea è uno dei paesi più antichi dell'Alto Tirreno Cosentino, che tanto ha da offrire oltre al mare e alle spiagge dove si trovano anche delle particolari grotte. Le influenze lasciate dai vari popoli arrivati fin qui, quando ancora la Torre Talao era un'isola, sono ancora visibili, e vale la pena fare una passeggiata nel centro storico dopo essere stati al mare. E se pensate che il suo nome derivi dalle scale per arrivare al cuore del borgo, non è proprio così. Se non avete molto tempo ma volete comunque visitarla, qui un itinerario per conoscere Scalea in un giorno, e innamorarvi delle sue particolarità.

L'origine del nome e l'importanza del feudo

L'origine del nome, più che alla sua forma a scalinata che porta verso il mare, è riconducibile alla dominazione bizantina, avvenuta intorno al IX secolo. Scalea, secondo alcuni recenti studi, assomiglia molto ai termini daskalio' o daskalia', le cui forme neogreche daskalion o daskalia derivano molto probabilmente dal greco medievale kondo skalion, ovvero piccolo porto. Infatti l'isola di Scalea, allora circondata interamente dal mare e ora Torre Talao, rappresentava un ottimo attracco per le navi bizantine, che qui si sentivano al sicuro in questo scalo naturale.

L'uomo preistorico, di cui fu trovata traccia, dimorò qui, in alcune grotte ora insabbiate, ma sono state ritrovate testimonianze anche dell'epoca enotrio-ellenistica, e dell'età romana. I Longobardi costruirono sul punto più alto una rocca, che diventerà un castello durante l'epoca Normanna, quando Scalea era proprietà di Roberto il Guiscardo, per poi passare a  Riccardo di Lauria, padre del noto ammiraglio Ruggero di Lauria, e signore di Scalea nel 1266. Ai piedi del castello sorse il borgo circondato da quattro mura, che nel corso dei secoli fu un feudo molto importante.

Il mare di Scalea

Dopo qualche informazione sulla storia, il nostro itinerario su cosa fare a Scalea in un giorno inizia dalle spiagge, elemento che in estate fa aumentare esponenzialmente le presenze nella cittadina, che in inverno conta circa 11mila abitanti. In estate Scalea si trasforma in una città che supera i 200mila abitanti, con conseguente aumento di traffico e confusione, soprattutto ad agosto, quando si concentrano le ferie della maggior parte degli italiani, che qui sono soprattutto campani. Consigliato quindi, a meno che non vogliate esplicitamente passare le vacanze circondati da migliaia di persone, per strada, per i locali, e sulla spiaggia, andare fuori stagione, come per ogni meta turistica calabrese.

La spiaggia che abbiamo scelto è quella di Ajnella, tra le più belle a Scalea e consigliata anche dalle persone che abitano sul territorio. Si trova sull'ultima parte del lungomare di Scalea, verso nord, dove troverete una rotonda e un piccolo chioschetto dove bere qualcosa di fresco. Il parcheggio è sempre a pagamento dal 1 maggio, quindi non dimenticate il biglietto. La spiaggia è fatta di pietre vicino al bagnasciuga, e di sabbia grossa salendo verso il lungomare, e  nell'acqua si trovano tante piccole "isolette" fatte di scogli scuri, alcuni attaccati alla riva, che formano anche delle piccole grotte da dove passa l'acqua. Altri più lontani raggiungibili a nuoto, dai quali tuffarsi, sempre se si conosce il fondale. L'acqua è di un colore azzurro che si fonde con quello degli scogli sommersi, e in lontananza sulla sinistra vedrete la Torre Talao, su un promontorio che dà sul mare. Un paesaggio che vi piacerà, che vi "costringerà" a buttarvi in acqua per nuotare fino agli scogli, prima di andare a sdraiarvi sulla sabbia. Se non avete portato l'ombrellone ci sono anche delle zone d'ombra sotto le rocce a ridosso.

Andare alla scoperta delle grotte

Quando il caldo sarà più sopportabile, andate alla scoperta delle grotte adiacenti alla spiaggia. Proprio da qui potrete prendere una scalinata, ai piedi di una villetta, che va verso l'alto, e percorrere il sentiero che troverete alla vostra sinistra. Vi farà percorrere una stradina sulle rocce a ridosso del mare, che avrete sulla sinistra, e potrete vedere dall'alto. Il sentiero circumnaviga la spiaggetta du jiritale - del ditale - chiamata così dagli abitanti di Scalea, tra alberi e scalini in terra, ma ad un certo punto si interromperà, quindi dovrete ritornare indietro dopo aver visto anche la grotta del bacio dall'alto, con un fondale dal colore bellissimo. Quindi non potrete calarvi giù - a meno che non vi vogliate tuffare, con non poche difficoltà poi a risalire sugli scogli -  ma vedrete degli angoli davvero molto belli.

Per la grotta della Pecora, invece, chiamata così per la forma che la roccia presente ha preso durante i decenni, fatevi aiutare dai locals: arrivarci non è per niente facile, tra discese piene di sterpaglie e scogli da superare. Meglio arrivarci dal mare con un pedalò o un kayak.

La Torre Talao, una volta isola di Scalea

Tornati dall'esplorazione, da visitare è sicuramente la Torre Talao, poco distante dalla spiaggia, che potrete vedere grazie a Franco, volontario della Pro Loco che è lì tutti i giorni fino alle 20:00 circa. Nel 1500 la Torre Talao era chiamata Kata Laòn, ovvero intorno al fiume Lao, poi diventata ta' Laon e infine Talao, chiamata dagli scaleoti "Turri i mari" per distinguerla dalle altre presenti sul territorio. Allora era un'isola, circondata direttamente dal mare, che faceva da porto a Scalea, diventata poi una penisola, collegata al centro tramite una lingua di sabbia, e poi completamente insabbiata, ora promontorio che si affaccia sul mare.

Faceva inoltre parte di un sistema difensivo che coinvolgeva, oltre che tutta la costa, anche le altre due isole calabresi, quella di Cirella e quella di Dino, tutte visibili tra loro, a difesa degli attacchi saraceni che venivano dal mare. La Torre, ora comunale, riveste un'alta importanza poiché ospitò importanti personaggi, e fu centro di studi pitagorici e filosofici, sotto la direzione di Amedeo Rocco Armentano, filosofo e musicista nato a Scalea nel 1886, che intratteneva anche rapporti massonici.

Alberi di carruba, tra cui uno secolare, agli selvatici, fichi d'India, mirti, e capperi provenienti dalle Isole Eolie, sono disseminati lungo il percorso. Secondo la leggenda qui fu sepolto Dracone, primo legislatore ateniese, compagno di viaggio di Ulisse, che scelse il posto per i suoi forti riferimenti ai simboli massonici: la forma piramidale e l'emblematico occhio. Le scale sono strettissime: questo era un "trucco" per far sì che i nemici dovessero salire uno alla volta, e fosse più facile colpirli.  Troverete anche una grotta, all'interno della quale, probabilmente, c'era un passaggio sotterraneo usato dal principe Spinelli, uno dei signori di Scalea, collegato con il suo palazzo. Sotto la torre c'è quella che era una grotta paleolitica, ora completamente sotterrata e dove vennero rinvenuti resti animali e umani, alla quale era annessa una stazione termale. Arrivati in cima si vedrà il borgo vecchio in tutta la sua bellezza, la spiaggia, la punta dove si trova la Grotta della Pecora, e fino al golfo di Policastro.

Una passeggiata per il centro storico

Dopo la tappa obbligata alla Torre Talao, spostatevi verso il centro storico, che inizia qualche centinaio di metri dopo la statale. Quattro erano le porte per accedere alla città antica di Scalea: Cimalonga, che era il passaggio dei contadini; la porta militare, nei pressi del Palazzo dei Principi, poiché permetteva il passaggio dei reali; porta del ponte, dedicata ai feudatari; e la porta della marina, l'unica ancora visibile a differenza delle altre tre, chiamata così  poiché era fin qui che arrivava il mare, per anni ritrovo dei pescatori. Inerpicandosi lungo il centro storico,  vari sono gli scenari che vale la pena visitare. Iniziate dal punto più alto, dove troverete il castello normanno, ora un rudere, dal quale vedere un bellissimo paesaggio, e anche il ponte di ferro rimasto monco, dove un tempo passava la ferrovia, smantellato 50 anni fa per recuperare il ferro necessario a costruire quella nuova. Attenzione alla strada, perché non c'è, purtroppo, nessun tipo di manutenzione.

V Da visitare ci sono poi la chiesa di Santa Maria di Episcopio, risalente al 1167, nella quale si trovano tracce di affreschi del XV e XVI secolo; la Torre Cimalonga, costruita a guardia delle porte di accesso nel periodo aragonese. Conosciuta dagli scaleoti come il carcere, poiché qui si trovavano le celle detentive, è ora un museo in cui sono esposti reperti dal Paleolitico medio all’età tardo antica, e una mostra permanente di reperti archeologici dell'area del Laos; la chiesa di San Nicola di Plateis, del XII secolo, costruita su un precedente edificio bizantino. Al suo interno si trova una cripta con la tomba di Gregorio Caloprese, filosofo di Scalea, affreschi del 1700, e un sepolcro in marmo di Ademaro Romano, ammiraglio della flotta angioina nato qui. Da visitare è anche la cappella di San Nicola dei Greci, ora sconsacrata, appartenente in origine al monastero di San Nicola dei Siracusani, fondata dai religiosi che dopo la conquista della Sicilia da parte dei musulmani nell'878, arrivarono sulle nostre coste. Al suo interno sono conservati ancora degli affreschi bizantini, risalenti al X e al XIV secolo. La cappella appartiene oggi alla famiglia Grisolia, che abita proprio di fronte, e apre le sue porte a chi vuole visitarla.

Dopo la passeggiata alla scoperta di storia e arte, consigliata una cena in una delle trattorie disseminate lungo le vie, che si faranno trovare tramite il profumo dei loro piatti locali che si spande dappertutto: potrete provare varie ricette locali, sentendovi parte del centro storico.