Un museo a cielo aperto dove i suoni della natura trionfano lontano dal caos della città, tra splendide cascate, ruscelli e canyon che conducono a tesori di biodiversità inattesi. Ecco come visitarlo
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In molti non sanno che in Calabria, a Sersale, nel cuore della Presila catanzarese e alle pendici dell’altopiano silano, esiste un luogo immerso nella natura unico nel suo genere, un’area di macchia mediterranea incontaminata tra le più suggestive di tutta Italia. Stiamo parlando della Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe, un museo a cielo aperto dove i suoni della natura trionfano lontano dal caos della città: splendide cascate, ruscelli dalle acque limpidissime, canyon che conducono a tesori di biodiversità inattesi, panorami mozzafiato su gole e dirupi che affondano per centinaia di metri, alberi secolari, rarità botaniche e faunistiche, fanno di questo posto un maestoso esempio di madre natura. Un vero e proprio concentrato di ambienti differenti, dove elementi simili a quelli dell’Aspromonte, delle Serre e delle montagne del gruppo del Pollino, danno vita a un susseguirsi di habitat unici, sintesi delle più straordinarie bellezze naturali di cui è ricca la Calabria.
Le Valli Cupe, un’attrazione giovane di incontaminata bellezza
Istituito ufficialmente nel 2016 e affidato nel 2019 a Legambiente Calabria, il percorso delle Valli Cupe è un’attrazione molto giovane dal punto di vista turistico, a cui sono state associate una serie di attività all’aria aperta e una suggestiva rete museale. Per chi ama trascorrere giornate a contatto con la natura o vivere un’esperienza carica di emozioni, rappresenta, infatti, un’occasione di totale immersione, che vede protagonisti tre imponenti corpi: le Gole Valli Cupe-Monte Raga, il Crocchio e il Campanaro, di cui i primi due rientrano nel bacino del comune di Sersale e il terzo tra il territorio di Sersale, Zagarise e Cerva.
La vicinanza al mar Ionio e la favorevole esposizione dell’area regala, inoltre, la presenza di numerosi microclimi, per cui è preferibile visitare il parco da metà marzo a fine novembre, in solitaria o accompagnati da visite guidate. Il percorso può essere anche personalizzato in base alle richieste o alle esigenze grazie alla cooperazione di alcune associazioni locali, pronte a confezionare esperienze di vario genere, come escursioni in notturna, visite a cavallo e in jeep, wildtrekking e archeotrekking. L’ingresso all’intera Riserva è, comunque, libero e gratuito, fatta eccezione per il Canyon che, per motivi di sicurezza, è accessibile solo se accompagnati da guide accreditate dell’ente gestore su prenotazione. Percorrere il parco della Valli Cupe è, insomma, un’esperienza unica per cui non basterebbe un’intera giornata, dove assolutamente da non perdere sono il Canyon, la Cascata di Campanaro e le Gole e le cascate del Crocchio.
Il percorso delle Valli Cupe, da Sersale al maestoso canyon: ecco il percorso da seguire
Punto di partenza della riserva è il centro informazioni turistico presso il comune di Sersale, che mette a disposizione del pubblico materiale informativo e visite guidate. Qui ha inizio il sentiero che conduce al Canyon Valli Cupe, un percorso di poco più di un km che fino al IX secolo collegava quattro monasteri, di cui oggi è possibile ammirarne i resti. La passeggiata prosegue lungo il vero e proprio corridoio naturale del Canyon, secondo per maestosità in tutta Europa, nonché uno dei siti più suggestivi di tutta la Riserva. Lungo 8 km e, in alcuni tratti, largo solo pochi metri e profondo più di cento, questo canyon trasmette un senso di mistero proprio come il nome che porta, uno spaccato naturale risalente a più di 60 milioni di anni fa, dove la luce si eclissa, regalando intense emozioni nei visitatori: con le sue pareti cariche di sfumature, nasconde e rivela una miriade di piccoli anfratti scavati dal ruscellamento e dagli agenti atmosferici, regno esclusivo di varie specie di volatili e vegetali.
Le splendide cascate e i ruscelli scorgano fra gole e dirupi regalando viste mozzafiato. È il caso delle Gole e della Cascata del Crocchio, appena fuori dal centro urbano di Sersale. Qui un tragitto di circa dieci minuti conduce a un terrazzo in legno, denominato la “Balcona di Arocha”, la ninfa che secondo la leggenda venne trasformata nel Fiume Corace o, secondo altre fonti, nel Fiume Crocchio. Di fronte a sé, un quadro naturale costituito dalla cascata sul fondale, dallo scorrere del fiume e dalla vegetazione tutta intorno. Tale conformazione dà vita a un incantevole laghetto dove, immersi nella fitta flora, è possibile fare anche il bagno.
Altra meraviglia della Riserva delle Valli Cupe è la Cascata di Campanaro, raggiungibile comodamente in auto lungo la strada che collega Zagarise e Sersale. Lo sgorgare dell’acqua accoglie i visitatori già dalla discesa del sentiero, regalando un sottofondo emozionante tra la vista di sorgenti, ponticelli in legno e pozze d’acqua. Qui il fiume Campanaro, sormontato da un ponte in muratura ad arco, ricostruito in seguito ai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, apre a uno scenario mozzafiato: una cascata alta 22 metri, caratterizzata da pittoresche alghe rosse e una cornice di fitta vegetazione che, con le sue rare specie filtrate dalla luce, dipinge uno specchio di colori sulla superficie dell’acqua. Irresistibile il desiderio di fare un tuffo o una doccia naturale sotto questo flusso d’acqua surreale.
Dalla Cascata dell’Inferno ai monoliti: le bellezze del Canyon Valli Cupe
Fra le cascate citate, tappa da non dimenticare è anche l’imponente Cascata dell’Inferno, alta 27 metri e incastrata in una stretta gola dove prende vita una pozza profonda più di 5 metri. La leggenda narra che questo vullo d’acqua sia profondo sino all’Inferno, per questo il nome che le è stato simbolicamente conferito. Di rilievo e impossibili da non notare, sono poi i castagni secolari, tra cui il Gigante Buono, con la sua circonferenza di oltre 8 metri e quasi 500 anni di vita, i Giganti di Cavallopoli e il Gigante Malandrino, largo circa 7 metri. Da non perdere è anche il maestoso Monolite Pietra Aggìallu, ovvero “pietra dell’uccello”, per via della sua somiglianza con la testa di un volatile: alto circa 18 metri e risplendente di granito, si narra che ai suoi piedi vi sia nascosto un tesoro.
E per concludere, tanti altri sgorghi d’acqua, dirupi e pareti rocciose, ma anche resti di castelli, monasteri e paesi abbandonati, vanno a completare il vasto complesso delle Valli Cupe: un tesoro inestimabile che alle porte dell’estate rappresenta una preziosa occasione per conoscere e apprezzare una delle bellezze di rilievo del nostro territorio calabrese.