La scrittrice Matilde Serao la definì “perla del Tirreno”. Ma il suo nome è quello di un’altra pietra preziosa: Diamante. Incastonata nel mezzo della Riviera dei Cedri, con i suoi 8 chilometri di spiaggia e un centro storico che è una grande mostra diffusa tra vicoli e scalette.

È la città calabrese dei murales Diamante. Arte di strada che spunta dai muri delle case, a volte divertente a volte riflessiva. L’idea è venuta a un pittore nativo di Genova che qui aveva trovato la sua città d’elezione e qui è morto nel 2013. Si chiamava Nani Razetti. Un’idea che si è concretizzata nel 1981, quando in accordo con l’amministrazione comunale all’epoca guidata dal sindaco Evasio Pascale si è dato il via all’Operazione Murales. Più di 80 gli artisti italiani e stranieri che si sono riversati tra queste vie per dare forma a quell’intuizione che ha ridisegnato il volto del paese e insieme la sua anima.

Nel corso degli anni i dipinti si sono moltiplicati e nel 2021, in occasione del quarantennale, quell’iniziativa è stata celebrata con Murales 40: tra le nuove opere quella dello street artist napoletano Jorit che campeggia sul palazzo del Comune.

È pietra e colore Diamante. Sabbia e scogli. Storia recente che si intreccia a quella più remota, testimoniata dai ruderi che punteggiano la sua unica frazione: Cirella.
Sul promontorio affacciato sul Tirreno si cammina tra i resti dell’antico borgo medievale, con il castello e i suoi edifici di culto. Qui si trovano anche il vecchio Monastero dei Minimi con annessa la chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Teatro dei ruderi, che ospita concerti e spettacoli in un panorama molto suggestivo. Di fronte all'abitato è invece l'isola di Cirella, su cui è visibile la torre risalente al periodo tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600, uno dei tanti presidi a difesa del territorio dalle incursioni turche.

Il racconto del passato scorre accanto a quello, senza tempo, della leggenda. Scorre proprio come le acque di quel torrente da cui si narra che tutto sia nato. Con un diamante caduto dal becco di un corvo, che da allora ha cominciato a brillare sulla costa tirrenica cosentina.

Quel torrente è il Corvino, che dalla montagna prende il volo per tuffarsi in mare. Scivola lungo il Parco Enzo La Valva, area verde dove il paesaggio assume un aspetto tutto diverso. Qui ha sede, tra le altre cose, l’Accademia del peperoncino, che ogni anno organizza in paese il festival dedicato a uno dei prodotti identitari della Calabria.

Tra i vicoli del centro il peperoncino è souvenir in vetrina e delizia lasciata essiccare al sole, sui balconi, in lunghi filari che brillano nel loro abito rosso. Qualcuno, sul balcone, ci ha piazzato pure una sedia e se ne sta lì, a godersi il ritmo lento che la vita, a volte, sa regalare. Avanzando piano tra i negozietti in attesa dei turisti, pacata come le acque del torrente prima di diventare cascata. Con un brusio leggero, costante, in sottofondo, che aspetta solo di esplodere in questo luogo dove l’estate sembra perennemente alle porte. La quiete che, poi, diventa festa.