Sulle colline della Costa dei Gelsomini una piccola perla che si divide tra il borgo e i suoi palmenti, tra tradizioni millenarie, grandi scrittori e sculture che richiamano l'Odissea
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C’è una simpatica parola che potrebbe descrivere una prima visita a Sant’Agata del Bianco: serendipità, dall’inglese serendipity che indica la fortuna di fare, inaspettatamente, delle scoperte felici.
Ecco, questo paesino della Costa dei Gelsomini, situato su una collina a 450 mt s.l.m. e distante circa 10 kilometri dal Mar Ionio, è senz’altro una bellezza tutta da scoprire in un percorso fatto di vicoli e viuzze molto particolari che comunicano, in maniera creativa, la cultura, l’arte e la letteratura del territorio.
Ma perché si dice che Sant’Agata del Bianco è il paese dell’arte?
Lo scrittore santagatese Giuseppe Melina scriveva: «Il segno che caratterizza l’uomo di Sant’Agata è l’arte. Penso un gene che emerge (e senza interruzioni) dal fondo greco de la nostra cultura» dello stesso parere il giornalista Lucano Giuseppe Josca: «A Sant’Agata la poesia è di casa, come il sole, le mosche e l’ulivo. Si tratta di una vena spontanea».
Lo stesso Josca raccontava, in un articolo articolo pubblicato su “Il Giornale” nel 1959, di quella volta che si imbatté nel borgo dell’Aspromonte in una «curiosa sessione poetica» animata da poeti contadini.
Ma sono diversi anche i personaggi illustri cui Sant’Agata ha dato i natali, come i pittori Fàbon e Alba Dieni; il poeta Giuseppe Dieni; e lo scrittore Saverio Strati, cui la comunità santagatese è estremamente legata e lo capirete subito arrivati al borgo.
Ma immergiamoci nella nostra visita!
Arrivati in Piazza del Popolo potrete cominciare un itinerario che vi porterà nel cuore del borgo. Un percorso letterario che vi sorprenderà ad ogni passo, voltandovi a destra e a sinistra non potrete che restare incantati, catturati dagli splendidi e coloratissimi murales densi di significato; un viaggio unico e in grado di stimolare la fantasia di chi osserva.
Immancabile il tragitto lungo la via delle Porte Pinte, ciascuna delle quali rappresenta un’opera di Saverio Strati, interpretata da artisti diversi e dipinte dagli studenti dell’Accademia di belle arti di Reggio Calabria. Un progetto che vuole far conoscere specialmente ai giovani i personaggi e la vita del paese.
Durante il vostro tour vi consigliamo di visitare i tre musei del borgo
Potreste iniziare dalla Casa di Saverio Strati, resa inconfondibile dal murales realizzato sulla facciata rappresentante proprio il volto dello scrittore, con alcuni dei suoi libri più famosi alla sue spalle.
Al suo interno dei pannelli fotografici, delle locandine e dei fogli di giornale vanno a ricostruire tutta la sua storia e la sua carriera. Ma non è tutto, perché la casa è stata adibita ad alloggio al piano superiore per chiunque voglia pernottare a Sant’Agata immergendosi nell’atmosfera “stratiana”.
Subito di fronte la dimora di Strati vedrete una piccola casetta in pietra, il Museo delle Cose Perdute, probabilmente il più pittoresco dei tre. Si tratta di innumerevoli oggetti, raccolti dall’artista Antonio Scarfone, di diversa provenienza, epoca e categoria, molti dei quali avevano in origine una determinata funzione ormai dimenticata e perduta nel tempo.
Il museo, con il suo voluto “disordine” non catalogato, invita chi lo visita ad una ricerca personale che stuzzica la curiosità e la fantasia. Scarfone ha inoltre realizzato, accanto al museo, il Giardino del Pensiero, una piccola area verde che viene utilizzata per mostre arte e fotografia. Originale anche la trovate delle Finestre Narranti ovvero sculture in ferro incorniciate perfettamente dalle strutture delle vecchie finestre.
Infine, più in basso tra le case nei vicoli, il Museo Artisti Santagatesi che, come suggerisce il nome, è la dimora delle opere dei tanti artisti nati in questo borgo: Vincenzo Baldissarro, Domenico Bonfà in arte Fàbon, Alba Dieni, Antonio Zappia, Antonio Scarfone, Stefano Germanò, Maria Minnici e Stefano Patti.
Ma la bellezza artistica di Sant’Agata del Bianco non è tutta concentrata al centro del paese. Raggiungendo le campagne periferiche (e vi consigliamo assolutamente di recarvici) farete un ulteriore tuffo nella storia e in particolare nel mito greco attraverso la visita ai palmenti, un tempo utilizzati dalle civiltà greco-romane per la produzione del vino.
Ecco, anche qui un artista santagatese ha dato nuova vita ad alcune strutture ormai abbandonate, valorizzandole e attirando l’attenzione di numerosissimi visitatori. L’artista in questione è Vincenzo Baldissarro, appassionato di scultura e autodidatta che agisce e scolpisce per istinto realizzando delle opere veramente notevoli.
Balidissarro ha scolpito la roccia dei palmenti conservandone la struttura principale e creando in superficie delle sculture che richiamano l’Odissea.
Scorgerete il piede di Polifemo davanti ad una caverna, il cavallo di Troia, gli amanti Orfeo ed Euridice che si stringono in un ultimo abbraccio e l’opera scultorea delle “Sirene Dormienti” che secondo una leggenda si rifugiarono in questi luoghi per scampare all’ira di Poseidone, dopo aver salvato una fanciulla che il dio aveva intenzione di rapire.
Giunte ormai stremate davanti al palmento le sirene vi si poggiarono sfiorando l’acqua per rinfrescarsi, ma finirono per addormentarsi andando in contro alla morte. A quel punto un dio benevolo trasformò le sirene in statue così da ricordare per sempre il loro sacrificio per l’umanità.
A Sant’Agata inoltre è nato negli ultimi anni un festival di letteratura e musica con cadenza annuale, che si svolge nei mesi estivi e denominato Stratificazioni. Una sintesi di diverse forme d’arte, che muove appunto dalle stratificazioni della cultura del territorio fatta di musica, letteratura e teatro.
Un festival celebrativo e innovativo che da subito ha potuto contare sulla collaborazione entusiasta di musicisti del calibro de Lo Stato Sociale e Nada e autorevoli scrittori del territorio.
L’evento si svolge in montagna (Località Campolico) dove c’è un paesaggio straordinario, delle distese di rocce che diventano il teatro naturale del festival che domina dall’alto sulla maestosa fiumara La Verde e con il mare sullo sfondo. Uno scenario che Lodo Guenzi (de Lo Stato Sociale) ha definito uno dei luoghi più belli in cui abbia mai suonato, “una bomba”.
Un festival in cui gli artisti stanno in mezzo alla gente e si vive uno spirito di unione immersi nel verde dell’Aspromonte.
Sant’Agata è tutto questo e molto di più.. Un paesino che rischiava d’esser dimenticato e che negli ultimi anni ha dimostrato come l’impegno e l’amore verso la propria terra possano essere il più grande trampolino per far rinascere una comunità coniugando la tradizione con l’innovazione, guardando quindi al futuro per raccontare il passato.