Ci sono luoghi che inspiegabilmente riescono, al solo sguardo, a lasciare un'impronta in chi li conosce. Sulla statale 106, in direzione sud, poco dopo Pellaro nel reggino ecco la casetta blu. Per decenni, gli ignari automobilisti, magari fermi nelle file estive di ritorno dal mare, si sono trovati di fronte a questa visione. Blu in stile liberty, accattivante, la casetta ha un fascino che cattura i passanti. C'è chi dietro guarda alla casetta come a un luogo romantico, d'altri tempi; chi giura di avere visto una dama aggirarsi tra le stanze; chi la vede come un quadro immacolato nel verde. Chi racconta di avere vissuto lì da bambino o che la casa fosse di lontani parenti. Leggende e racconti di ogni genere che hanno come elemento comune il fascino che emana la casetta blu.

La storia

Solo qualche anno fa, la casetta in stato di abbandono è tornata alla sua legittima proprietaria, Maria Antonietta Zuccalà. Da allora il mistero, in parte, si è disvelato, grazie alla voglia di apertura e condivisione dei luoghi manifestata da subito dalla proprietaria reggina. Le idee ha mostrato di averle chiare: «Vogliamo creare uno spazio che possa essere un punto d’incontro per le persone che hanno da sempre sentito affetto per il luogo. La casetta per me rappresenta la decisione di prendermi cura delle mie radici, che non sono solo proprietà di famiglia che ho deciso di rimettere in vita, risistemare. Ma che sono anche situazioni e relazioni che vengono dal passato e che era importante mettere a posto. Ho scoperto che dietro questa che è una proprietà di famiglia da tantissimi anni, c’è un luogo del cuore per la comunità di Reggio Calabria. Un luogo che ha ispirato storie, racconti e fantasie, che è un immaginario collettivo molto prezioso».

Il fascino

Da dove viene il fascino della casetta? «È proprio il fascino, questa specie di fluido magico che emana quel luogo. Non mi sono data una spiegazione. Mi sono data varie risposte: una di queste è il fatto che sia rimasta nell'abbandono intatta. E questo essere intatta riporta a un mondo in cui la bellezza degli edifici era comunque un culto anche per il territorio reggino. La differenza tra quello che erano le case un tempo e le brutture di adesso attira le persone come se le portasse in un mondo fatato, quello dei nonni, dei bisnonni o dell'infanzia. All'epoca non c'era solo la casetta blu ma c'erano tante case belle. I luoghi che ci siamo ritrovati ad abitare in questi ultimi anni sono luoghi devastati. Così quando vediamo un piccolo indizio che ci riporta a quella immagine il nostro cuore si ricongiunge a parti della nostra storia».

La prima cosa è stata valutare lo stato della casa, metterla sommariamente in sicurezza e occuparsi dei luoghi che avrebbero, da subito, potuto essere ospitali: il grande pezzo di terreno intorno ha iniziato a dare i suoi frutti. Un'associazione intitolata alla casetta e una serie di eventi, dall'inaugurazione nel luglio del 2021 con l'apertura dell'agorà. Un grande movimento e fermento si è generato sin da subito intorno alla casetta: artisti che vogliono esibirsi, seminari di contatto con la natura, c'è chi vorrebbe prenotarla per il matrimonio. Un progetto che aveva preso forma e che è fatto di terra, di eventi, di comunità, di suggestioni e sogni condivisi.

La casetta blu oggi

La casetta, come ci racconta la proprietaria, vive un momento di pausa, in attesa che comincino i lavori di messa in sicurezza e restauro. «Il primo passo» evidenzia e poi di sistemazione, «in perfetto accordo con la soprintendenza». La casetta rifiata e tutto intorno iniziano a dare frutti i semi piantati e condivide il desiderio di abbracciare e ricambiare l'affetto che in questi anni tante persone hanno mostrato. «Il futuro della casetta – chiarisce Zuccalà - sarà legato alla permeacultura. Sto facendo un percorso di formazione e la casa diventerà un centro esperienziale per la permeacultura: con corsi, incontri per grandi e piccoli per conoscere il modo di progettare il terreno e gli spazi nei territorio. Mi piace perché unisce la possibilità di curare la terra ma, allo stesso tempo, di curare comunità e creare spazi di incontro».

Casetta blu: sogno o incubo?

In realtà la casetta blu a qualcuno ha ispirato anche incubi. È successo a Luigi Parisi, regista di fama internazionale di fiction come “L'onore e il rispetto”: quel luogo è stato una grande fonte di ispirazione per il suo genere. Racconta che qualche anno fa, era talmente ossessionato, che andò a fare delle riprese in notturna. Ma il sogno del regista si concretizzò nel 2020 quando riuscì a contattare la proprietaria che sposò l'idea di un film alla casetta. Un corto mistery che la casetta gli ha ispirato, dal titolo “La casa blu”. Un contenitore di immagini, di suggestioni centellinate magistralmente fino ad arrivare alla sorpresa, terrificante, nel finale. In attesa i potersi aprire al pubblico la casetta blu, invece, continua a rimanere per tanti un luogo del cuore.