In uno dei conflitti più letali negli ultimi decenni, l'assedio alla Striscia ha innescato una catastrofe umanitaria senza precedenti e senza prospettive di soluzione, oltre a una significativa ondata di antisemitismo. Netanyahu: «Sarà Israele a occuparsi della sicurezza del territorio palestinese in futuro»
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È trascorso un mese da quando il gruppo armato palestinese Hamas ha perpetrato un sanguinoso attacco contro soldati e civili israeliani, innescando una delle offensive più letali di Israele nella Striscia di Gaza degli ultimi decenni. Fino a questo momento, il conflitto, noto anche come la "guerra del Sukkot", avrebbe causato quasi undicimila morti, secondo le autorità palestinesi, oltre a un disastro umanitario senza precedenti e senza una prospettiva futura, segnando così un nuovo e incerto capitolo nelle già difficili relazioni tra i due popoli. Inoltre, in Europa è scoppiata una forte ondata di manifestazioni e violenza antisemita in risposta all'offensiva israeliana, risvegliando i ricordi di uno dei periodi più bui del continente.
La stabilità precaria che caratterizzava la zona dall’ultimo conflitto tra Israele e Hamas, avvenuto nell'estate del 2014, è stata infranta dall'operazione segreta "Alluvione Al-Aqsa", pianificata nel corso di due anni da Hamas e lanciata quattro settimane fa. In quel momento, le brigate di Al Qassam, l'ala militare dell'organizzazione, hanno annunciato l'offensiva con razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Contemporaneamente, militanti armati, molti dei quali a bordo di motociclette o con velivoli artigianali, hanno compiuto massacri nei kibbutz vicini al confine, uccidendo famiglie e sequestrando persone. Ciò ha scatenato la risposta di Israele sotto forma di massicci attacchi aerei e raid su Gaza.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu continua a resistere alle richieste di un cessate il fuoco e ha anche avvertito che Israele si incaricherà della sicurezza del territorio palestinese una volta terminata la guerra. Oltre ai 1.400 israeliani morti durante l’attacco di Hamas il 7 ottobre e i 240 presi in ostaggio, a Gaza i servizi sanitari aggiornano un bollettino di vittime che conta, finora, 10.022 palestinesi morti, la gran parte donne e bambini.
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Secondo il primo ministro di Israele, il bilancio dei morti fornito da Hamas “include parecchie migliaia di combattenti palestinesi”. «Non prenderei questi numeri al valore nominale. Penso che dobbiamo verificarli, vale a dire, i terroristi di Hamas che sono incorporati in quei numeri», ha affermato il premier israeliano in un'intervista ad Abc News.
Oggi, alle 11 (ora locale), Israele ha osservato un minuto di silenzio in memoria di quanto accaduto il 7 ottobre scorso. In molti - sia nelle strade sia negli uffici pubblici - si sono levati in piedi rivolgendo un pensiero agli ostaggi e alle vittime israeliane uccise dall'avvio della guerra. L'ambasciata italiana a Tel Aviv ha fatto sapere che il personale della sede si è raccolto in silenzio davanti la sede diplomatica.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha condannato più volte l’attacco di Hamas e la sproporzionalità della risposta israeliana a Gaza, e ha detto che la Striscia sta diventando “un cimitero di bambini”. Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza al Palazzo di Vetro non riesce a trovare alcuna via di uscita.
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Israele avanza su Gaza
L'esercito israeliano avanza, intanto, nel cuore dell'enclave. Dopo aver circondato Gaza City, le truppe nelle ultime ore sono avanzate all'interno della città da Nord e da Sud. Hamas, che insieme a Hezbollah continua a lanciare missili contro Israele, non sembra avere la forza di resistere all'avanzare delle colonne di blindati.
Le forze armate di Israele (Idf) hanno comunicato che le sue operazioni di terra a Gaza, protette dai raid dall'alto e dal mare, sono “progredite considerevolmente”. Il loro obiettivo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, tra cui il campo profughi di al-Shati, anche noto come Beach Camp, lungo la costa di Gaza City; e smantellarne i centri di controllo e ai tunnel.
Secondo fonti palestinesi, nelle ultime ore ci sono state esplosioni a Khan Younis, che è a Sud di Gaza, e in un attacco a Rafah, la località dove sono rifugiate centinaia di migliaia di palestinesi fuggiti dal nord dopo che Israele ha ordinato l'evacuazione da Gaza City, sono morte 20 persone. Le agenzie di stampa palestinesi hanno anche riferito di soldati israeliani che sono entrati nelle città della Cisgiordania occupata, Jenin e Tulkarem. Anche la violenza in Cisgiordania è aumentata bruscamente da quando Hamas ha lanciato l'attacco del 7 ottobre. Stamattina era previsto a Tokyo un incontro fra i ministri degli Esteri del G7, da cui potrebbe emergere una richiesta congiunta per applicare una pausa umanitaria nella martoriata Striscia.
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L’aiuto umanitario dell'Ue
L’Unione Europea ha già inviato sei voli con aiuti umanitari destinati ai cittadini della Striscia di Gaza e oggi ci saranno il settimo e l'ottavo, ha annunciato il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, dall'aeroporto belga di Ostenda. Gli aerei di oggi «porteranno 45 tonnellate di forniture umanitarie, per lo più farmaci, strumenti medici e alcuni alimenti», ha detto Lenarcic. «Continueremo a fornire gli aiuti umanitari per tutto il tempo necessario», ha assicurato, evidenziando anche «l'assoluta necessità di carburanti a Gaza».
Il commissario ha anche ribadito che l'Ue continuerà a premere per l’adozione di misure necessarie, come finestre umanitarie, pause o cessate il fuoco, «per assicurare che ci sia un accesso sicuro e non ristretto di aiuti umanitari a tutte le persone a Gaza che ne hanno bisogno. Non è opzionale - ha sottolineato Lenarcic -, si tratta di un obbligo legale internazionale di tutte le parti coinvolte».
Quasi 100 camion con aiuti umanitari sono arrivati ieri a Gaza dal valico di Rafah, ha detto la Mezzaluna rossa palestinese. L'organizzazione umanitaria ha dichiarato di aver ricevuto 93 carichi con cibo, acqua, attrezzature mediche e farmaci dalla Mezzaluna rossa egiziana. Dal 21 ottobre sono 569 i camion arrivati a Gaza, con una media di circa 33 al giorno - prima del 7 ottobre, arrivavano circa 100 camion con aiuti umanitari quotidianamente alla Striscia.