«Oggi la didattica a distanza non può più funzionare. È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco bene le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui». È quanto dichiarato dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina intervenuta al programma 'Tutti in classe' su Radio 1. Le sue parole sono state riprese dall’agenzia Adnk.

Il ruolo delle regioni

«I ragazzi – dice - hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica. Ho fatto tutto quello che potevo fare con il governo: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni che hanno la possibilità di riaprirle o meno». La situazione, ad oggi, appare molto delicata: «Non voglio nessuna polemica con nessun presidente di Regione, ma restano i fatti. Molti di noi volevano l'apertura il 9 dicembre, me per prima, qualcuno disse 'non ne vale la pena, perché riaprire 2 settimane prima delle vacanze?'. Il 23 dicembre - ha ricostruito Azzolina - si è stipulata un'intesa all'unanimità con le Regioni che hanno garantito che al 50% si sarebbe riaperto, lavorando sui trasporti con i prefetti. Ad inizio gennaio alcuni presidenti di Regione dissero che erano pronti a ripartire subito anche al 75% e ora neanche al 50% si ritorna».

La ministra, entrando nel dettaglio spiega: «Ci sono Regioni che hanno lavorato molto bene come la Toscana, il Trentino. Abbiamo monitorato tutto, fatto continue informative, anche con il ministro Lamorgese. I prefetti e le scuole hanno fatto un lavoro encomiabile. Tra distanziamento, banchi nuovi e igienizzanti la scuola quest'estate si è organizzata molto bene, anche sull'esterno abbiamo lavorato con i prefetti su piani singoli a livello provinciale sui trasporti», ha sottolineato.

La rabbia degli studenti

«È difficile che gli studenti possano comprendere tutto ciò, hanno ragione, capisco le loro difficoltà e frustrazioni: la scuola è un servizio pubblico essenziale, un diritto costituzionale- conferma - Ai ragazzi che protestano dico che li capisco: se mi avessero tolto la scuola sarei stata anche io arrabbiata. Ma il governo ha fatto tutto quello che poteva, anche con l'aiuto dei prefetti». «A maggio 2020 medici, infermieri e anestetisti mi scrivevano per tenere la scuola chiusa e chiusa è rimasta; oggi ricevo tantissime lettere di madri medico, padri infermieri che mi chiedono di riaprire le scuole, perché stanno vedendo tutte le difficoltà dei propri figli a stare chiusi in una stanza a fare Dad per 5 ore», aggiunge ancora Azzolina.

«Il rischio zero non esiste»

Dati alla mano: «Sappiamo tutti che il rischio 'zero' non esiste, a scuola come in nessun altro ambito. Ma all'interno delle scuole il rischio è molto basso, ci sono tanti studi italiani ed europei che ce lo confermano», sostiene la ministra evidenziando: «Il governo ha lavorato molto e bene, sono stati messi in campo i prefetti con i quali sono stati definiti piani territoriali, provincia per provincia, per orari e trasporti: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni ad avere la possibilità di riaprirle o meno. Io chiedo a tutti di trattare la scuola non in maniera diversa rispetto a come vengono trattate le attività produttive. Le scuole non producono incassi, ma i costi sono lo stesso altissimi: il messaggio deturpante per cui nelle regioni 'gialle' oggi è tutto aperto fuorché le scuole lascia profonde cicatrici».