L'assenza di interventi su aerazione e ventilazione ostacolano il rientro in classe senza mascherine. È stato massiccio l'utilizzo di risorse pubbliche da parte delle scuole per attività di disinfezione delle superfici, ma limitata la considerazione delle evidenze scientifiche che impongono investimenti per migliorare la qualità dell'aria.

È questo uno dei risultati emersi dalla survey della fondazione Gimbe in collaborazione con l'associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp) che ha coinvolto 312 istituzioni scolastiche. L'indagine rivela inoltre difficoltà nelle attività di tracciamento: in un caso su tre ritardi delle Asl nell'attivazione delle procedure di loro competenza. Il 76,2% dei rispondenti dichiara di avere ricevuto mascherine chirurgiche in quantità superiori al necessario.

Per migliorare ventilazione e aerazione dei locali ci si è affidati prevalentemente al protocollo "finestre aperte", in misura minore ad attrezzature per la purificazione e filtrazione dell'aria e solo in 9 casi sono stati installati sistemi di ventilazione meccanica controllata. Nel 46% dei casi non è stata ricevuta nessuna informazione, dal Ministero o dalle Asl, sulla trasmissione prevalente del virus per aerosol e su dispositivi o impianti per l'areazione degli ambienti scolastici.

Solo nel 14,8% dei casi le informazioni hanno riguardato entrambe le tematiche. «L'assenza di interventi strutturali in grado di garantire un'adeguata ventilazione ed aerazione dei locali - commenta Antonello Giannelli, presidente Anp - è il vero tallone d'Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all'utilizzo delle mascherine».