Meno tasse per chi fa figli. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti torna su una delle idee a lui più care e rilancia la proposta di agevolare fiscalmente la natalità. Non solo con l'intento di aiutare le famiglie, ma con l'obiettivo di più ampio respiro di garantire la sostenibilità del sistema economico. La questione è complessa, il problema della detanalità riguarda sicuramente l'Italia, ma tocca e impatta su tutta l'Europa, tanto che sarà oggetto di dibattito tra due giorni anche all'Ecofin informale a Budapest. 

Le ripercussioni economiche della mancanza di nuovi nati, e quindi di futuri lavoratori e contribuenti, sono per Giorgetti ben più di un pallino. Il ministro aveva sollevato il tema anche in passato, parlando addirittura di «niente tasse» per chi fa figli. Il ministro ha affidato indirettamente il suo pensiero alle pagine del Foglio. Il progetto stavolta sarebbe quello di «cambiare le regole delle detrazioni fiscali» a favore di chi sceglie di avere figli, «anche a costo di eliminare o rivedere» le agevolazioni per chi invece non ne ha. Il tutto a prescindere dal reddito. Il costo ipotizzato dal Foglio si aggira sui 5-6 miliardi, ma la cifra potrebbe essere variabile.

Per Giorgetti è importante sollevare il dibattito, fare in modo che la politica ne discuta e che il governo faccia propria l'idea che un intervento è necessario, perché il Paese è di fronte a un'emergenza demografica che mette a rischio il sistema sociale, a partire dalle pensioni.

Per ora uno degli obiettivi concreti della manovra sarà quello di rinnovare l'esonero contributivo destinato alle mamme lavoratrici estendendolo, compatibilmente con le risorse, anche alle lavoratrici autonome. «Il lavoro delle donne si basa sulla incentivazione alla genitorialità. Stiamo cercando di agire in questa direzione», ha spiegato Marina Calderone, che proprio sulle pensioni ha lanciato anche l'idea di agevolare la previdenza integrativa. In legge di bilancio potrebbe esserci una norma ad hoc, ha spiegato la ministra del Lavoro, dicendosi personalmente d'accordo su un nuovo semestre di silenzio-assenso per il trasferimento del Tfr sui fondi pensione.

Il tema previdenziale sembra invece passato in secondo piano per la Lega. Di quote Matteo Salvini non parla da un po'. Il vicepremier è tornato piuttosto ad insistere sulla volontà di alzare il tetto per la flat tax alle partite Iva (oggi a 85.000 euro). Di autonomi si sta occupando anche Alberto Gusmeroli che punta a replicare lo slittamento a gennaio del prossimo anno dell'acconto fiscale di novembre, estendendolo anche ai contributi Inps.

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La norma potrebbe essere contenuta in un nuovo dl anticipi, che al momento però il governo sembra non aver ancora messo a punto. L'attenzione è infatti ancora tutta focalizzata sul Piano strutturale di bilancio e sulla sua tempistica. Come preannunciato, la scadenza del 20 settembre per l'invio a Bruxelles messa sulla carta dalla riforma della governance europea non sarà rispettata. Per la Commissione non sarà un dramma, anche perché il ritardo non riguarderà solo l'Italia ma molti altri Paesi membri. Il margine non può comunque essere "illimitato", hanno tenuto a precisare fonti europee. Al momento il Mef punta a portare il documento in cdm martedì 17 per un primo esame.

Ma - considerata l'intenzione del Parlamento di visionare il Piano nella sua completezza - il governo aspetterà le revisioni Istat del 23 settembre, ha spiegato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, per l'approvazione definitiva con eventuali aggiornamenti e per la trasmissione al Parlamento. Le capigruppo di Camera e Senato hanno quindi già calendarizzato l'esame del Piano a inizio ottobre. La Commissione europea, assicura il Mef, è già stata informata dell'allungamento dei tempi: il Piano arriverà comunque a Bruxelles prima del 15 ottobre, senza sovrapporsi alla scadenza prevista per l'invio del Documento programmatico di bilancio che conterrà le linee guida della manovra.