«Netanyahu non fa abbastanza» per l'accordo a Gaza, accusa Joe Biden. «Parole sconcertanti e pericolose», replica l'ufficio del premier israeliano alla bordata americana, che si unisce allo sciopero generale e alle vaste proteste di piazza. Poi in una conferenza stampa in serata parla Benjamin Netanyahu, che chiede perdono alle famiglie dei sei ostaggi uccisi «per non essere riusciti a riportarli a casa vivi», promette che «Hamas pagherà per questo un duro prezzo» e sembra mettere quasi una pietra tombale sull'accordo chiudendo ad ogni ipotesi di ritiro dal corridoio Filadelfia al confine tra la Striscia e l'Egitto.

«Il conseguimento degli obiettivi della guerra passano per un unico luogo: il corridoio Filadelfia, che è la linfa vitale per Hamas, per la fornitura di armi e la costruzione di tunnel», ha detto Netanyahu illustrando una mappa con una bacchetta e annunciando che non ci sarà nessun ritiro dell'esercito israeliano da quel corridoio, «essenziale e determinante per il nostro futuro». «Siamo nel pieno di una guerra esistenziale contro l'Iran, la nostra vittoria dipende dalla nostra unione», ha messo in guardia con un appello contro le divisioni, per poi avvertire: «Ci hanno ucciso sei ostaggi a sangue freddo con un colpo alla nuca. Non credo che qualcuno ci possa chiedere altre concessioni, non credo che Biden possa aver detto che non siamo seri».

Ma il presidente americano e il primo ministro israeliano sembrano ormai arrivati alla resa dei conti mentre si protraggono inutilmente da mesi i negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri sotto i continui attacchi di Israele a Gaza. Tanto che il governo britannico, con una mossa senza precedenti, ha deciso di sospendere parzialmente la fornitura di armi a Tel Aviv, per il «chiaro rischio che possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale».

Biden non ha mai nascosto la sua frustrazione per l'operato di Netanyahu a Gaza ma questa volta l'accusa colpisce duro anche per il momento: all'indomani delle esecuzioni degli ostaggi e delle manifestazioni di massa contro la sua ostilità ad ogni compromesso, criticata anche da alcuni membri del suo governo come il ministro della Difesa Yoav Gallant, contro il quale se l'è presa il premier israeliano in conferenza stampa pur senza mai nominarlo.

Anche lui sotto pressione per il fallimento finora della sua strategia e delle sue pressioni, il commander in chief ha dato quasi una spallata al capo del governo israeliano, rispondendo con un perentorio "no" ai reporter che gli chiedevano se pensasse che Netanyahu stia facendo abbastanza. Quindi ha detto che «siamo molto vicini» a presentare una proposta finale questa settimana e che «la speranza è eterna», prima di incontrare con Kamala Harris nella Situation Room il suo team di negoziatori per avere un aggiornamento e discutere «i prossimi passi».

Secondo fonti di Axios, si tratterà di una proposta con Egitto e Qatar da «prendere o lasciare» nel giro di due settimane «perché non si può continuare a negoziare a oltranza». Presenti tra gli altri nel bunker della Casa Bianca il segretario di Stato Antony Blinken, il capo della Cia Bill Burns, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e l'inviato per il Medio Oriente Brett McGurk. «Non molleremo, continueremo a spingere il più forte possibile», il messaggio alle famiglie degli ostaggi da parte del presidente, che si è detto «devastato e indignato» per il loro omicidio puntando il dito contro Hamas.

Ma nel frattempo l'ufficio di Bibi aveva reagito duramente a quel "no" di Biden: «È sconcertante che stia facendo pressioni su Netanyahu, che ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la proposta ponte il 16 agosto, e non sul leader di Hamas Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi intesa», la sua dichiarazione «è particolarmente pericolosa, tanto più che giunge solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano».

Nel weekend il premier israeliano aveva detto che «chiunque uccida gli ostaggi non vuole un accordo». Ma Abu Zuhri, alto dirigente di Hamas, ha ribaltato l'accusa, sostenendo che la critica di Biden «è il riconoscimento americano che Netanyahu è responsabile di minare gli sforzi per un accordo». Per il movimento islamista l'intesa deve garantire un cessate il fuoco permanente e il completo ritiro di Israele da Gaza, compreso il corridoio Filadelfia su cui Bibi non vuole cedere.

Per Biden si tratta di coronare con la pace la sua eredità presidenziale e di non mettere in difficoltà la sua erede Harris con l'ala progressista del partito, che preme per restrizioni o condizioni alla fornitura di armi a Israele, come ha fatto Londra. Ma il timore di molti analisti è che le parti in causa puntino a guadagnare tempo e vedere chi vince le elezioni americane.