C’è anche il deputato calabrese della Lega Domenico Furgiuele tra i firmatari della proposta che il Carroccio ha presentato alla Camera che prevede detrazione del 20% per le spese matrimoniali. Una proposta che in sé non avrebbe nulla di strano, se non fosse legata alla celebrazione del matrimonio solo con il rito religioso.

La motivazione alla base del Ddl dei leghisti è il calo dei riti ecclesiastici in favore di quelli civili. Secondo l'Istat, si legge infatti nella parte introduttiva del provvedimento, queste ultime sono cresciute rispetto ai livelli pre-pandemia, mentre i primi continuano a calare. E la ragione – secondo i deputati che hanno firmato il testo (Domenico Furgiuele, Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa e Umberto Pretto) – sarebbe un maggior costo dei riti religiosi su quelli civili.

Da qui l’idea di far approvare dai due rami del Parlamento un bonus fino a 20mila euro per i matrimoni in chiesa, modificando la legge 90 del 3 agosto 2013. Nella voce delle spese da detrarre possono rientrare fiori, abiti, bomboniere, parrucchiere, fotografo, rinfresco.

Nella proposta si legge, i beneficiari dovrebbero essere giovani coppie under 35 che abbiano la cittadinanza italiana da almeno 10 anni e avere un reddito non superiore a 23mila euro, o comunque non superiore a 11.500 euro a persona. Le spese, infine, sarebbero da sostenere esclusivamente nel territorio italiano. Non tutti, dunque, potrebbero richiedere il bonus.

La proposta appena resa pubblica dai media nazionali ha suscitato già diverse reazioni, tra le quali l’incostituzionalità della proposta. Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay LGBT+, l’ha definita infatti «anticostituzionale, visto che la Carta prevede che l'Italia sia uno stato laico, e questo lo ricordiamo sia a Salvini che al Governo».

Stesso pensiero espresso dall’europarlamentare del Pd Alessandra Moretti, che in un tweet parla di «cialtroneria rara e assoluta distanza dai problemi reali del paese».