Stati Uniti d’America e Russia non intendono affrontare il nodo Ucraina coinvolgendo nelle trattative l’Unione Europea, e quindi ne sottolineano il decaduto ruolo politico. Donald Trump dialoga direttamente con Vladimir Putin e gli emissari della Casa Bianca (il Segretario di Stato Marco Rubio, il Consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz, Steve Witkoff inviato speciale il Medio Oriente) inizieranno in queste ore in Arabia Saudita le uniche trattative vere con gli omologhi russi. Sergei Lavrov, ministro degli esteri moscovita, è stato netto: invitare gli europei non ha senso!

Attenzione ora a questo passaggio: mentre Washington continua a dare il suo assoluto sostegno a Israele su Gaza e per l’eliminazione di Hamas, la sede degli incontri decisivi per la fine della guerra in Ucraina sarà a Riad, capitale del più ricco e potente Paese del Mondo Arabo! Intanto il presidente francese,Emanuel Macron, convoca una parte dei Paesi Europei per fare che cosa? Per una dimostrazione tardiva, e se vogliamo anche anomala visto che esistono precisi organismi dell’Ue, di un traballante ruolo politico europeo. Sì, l’Unione Europea ha un presidente del Parlamento (Roberta Metsola), un presidente del Consiglio europeo (Antonio Costa), un presidente della Commissione europea (Ursula von der Leyen).

Si tenga presente che il Consiglio europeo è composto dai Capi di Stato o di Governo dei Paesi Ue e, a norma dei Trattati istitutivi, stabilisce gli orientamenti politici generali della Ue stessa, ne promuove la coesione e il consenso, ne assicura la rappresentanza esterna. E invece, confermando una crisi evidentissima, Macron bypassa tutta la macchina Ue e prende lui l’iniziativa, tant’è che la riunione è stata etichetta come informale.

Inoltre all’incontro dell’Eliseo dovrebbero arrivare anche il premier britannico Keir Starmer e il segretario della Nato, Mark Rutte. Nel Regno Unito, però, uscito dalla Ue, sta ritornando in campo Boris Johnson, già leader conservatore amico personale di Trump (ho seri dubbi che Londra si staccherà dalla linea Usa, e quindi è più probabile un veloce cambio di governo). Penso che nessuno sia disposto, oggi, a dare alla Francia di Macron la leadership anti-Usa, forse neanche i Francesi stessi!

Sempre più possibile, se non evidente, nello scenario mondiale, l’imminente convocazione di una seconda Yalta, richiamando la Conferenza tenuta in Crimea dal 4 all’11 febbraio 1945, presenti il presidente Usa Franklin Delano Roosevelt, il premier britannico Winston Churchill, il capo dell’Urss Iosif Stalin. La Seconda Guerra Mondiale non era ancora finita, l’Armata Rossa era alle porte di Berlino, in Italia si combatteva sulla Linea Gotica, e a Yalta si decisero i destini del mondo proseguendo i ragionamenti fatti a Casablanca, a Teheran e che infine verranno perfezionati a Potsdam. Chi parteciperà alla Yalta del XXI secolo?

Con buona probabilità solo Donald Trump (Usa), Xi Jinping (Cina) e Vladimir Putin (Russia), con il “sì” di Israele e Mondo Arabo. L’Europa che misurava il diametro delle vongole e che limitava la pesca della calabra sardella, intenta a una iper regolamentazione che ha letteralmente soffocato il genio delle piccole e medie imprese, senza strategie adeguate, rimarrà molto probabilmente ridimensionata e isolata in una partita di rilevanza storica. Anche Mario Draghi è stato chiaro: l’Ue è vittima dei propri gravi errori. A giorni si voterà in Germania, mentre l’eco delle parole del vice di Trump, il determinatissimo Vance, sta scuotendo ancora le Alpi!

Intanto in Italia si registra una presa di posizione di Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori: «Spero che Trump non rottami l’Occidente!». Leggendo bene l’intervista rilasciata al “Foglio” non si tratta di una spaccatura netta, ma di perplessità e linee politiche che comunque pesano, considerando che il compianto Silvio Berlusconi era il teorico del dialogo Usa-Urss, e aveva un rapporto importantissimo con Putin pur essendo un atlantista al cento per cento, rispettato da tanti presidenti americani, sia repubblicani sia democratici. «Serve un’Europa più forte e più coesa, capace di far percepire alle persone – ha spiegato Marina Berlusconi - tutti i benefici di una vera unità. Senza ambiguità su valori come libertà e democrazia, a cominciare dal sostegno all’Ucraina. Insomma, l’Europa può essere la nostra salvezza, oppure, attenzione, la nostra rovina».

In questo contesto occorrerebbe ricordare i non simpatici sorrisini che la leader tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy nel 2011 dedicarono a Silvio Berlusconi presidente del Consiglio italiano. In quei sorrisini, in quell’asse franco-tedesco che ha dominato la Ue per decenni, in maniera tanto miope quanto dannosa per molti Paesi mediterranei, la ragione primaria della crisi profondissima, di ruolo e di identità, in cui oggi viaggia la Ue. Un’Europa che non è mai stata unita, coesa, giusta ed equilibrata, con Germania e Francia più propense a frenare il genio italiano che non a costruire una potente federazione. Ed ora l’Italia dovrebbe star dietro agli improponibili risvegli europeisti dei Francesi schierandosi contro gli stati Uniti di Donald Trump e contro la Russia? Se fossi al posto di Giorgia Meloni (e di Marina Berlusconi) dedicherei a Macron gli stessi sorrisini spesi da Sarkozy per il compianto e amatissimo Silvio!

Ultima considerazione: la gran parte di Forza Italia, particolarmente radicata al Sud e in una posizione politica nettamente calata nell’attuale alleanza di centrodestra, seguirebbe un possibile effettivo spostamento azzurro su posizioni anti-Trump? E per andare dove e con chi? Il popolo che vota Forza Italia non è per natura e struttura culturale filo-Usa e di centrodestra? Ritorniamo come sempre alla storia per ricordare che le spaccature ideologiche sono state frequenti. Un esempio. Quando De Gasperi, dopo il viaggio in Usa e la rottura con i comunisti, portò la Dc alla vittoria nel 1948, il Partito Socialista subì la cosiddetta Scissione di Palazzo Barberini: nel 1947 nacque, infatti, il Psdi guidato da Giuseppe Saragat che poi diventerà Presidente della Repubblica. Il Psdi entrò nel primo dei governi De Gasperi alternativi al Partito Comunista e al Partito socialista. Scissioni e ricollocamenti sono possibili anche in Italia? Lo vedremo presto!