«Sono stato eletto capo politico con l'80% di preferenze, non con il 100% ed è giusto che ci sia chi non è d'accordo ma far passare quelle 70 firme per 70 firme contro di me... Ci sono persone che potrei definire amiche e con cui lavoro ogni giorno che mi hanno chiamato e mi hanno detto che è un grande malinteso: 'non è contro di te ma per rafforzare il gruppo parlamentare'». Così ai microfoni di Rainews24 il ministro degli Esteri e capo politico del M5s Luigi Di Maio, in trasferta a New York per l'assemblea generale dell'Onu, a proposito di quanto è accaduto ieri durante la riunione dei senatori M5S per la scelta del nuovo capogruppo.

Sembra infatti che, nel corso dell’incontro dei parlamentari pentastellati, sia stato redatto un documento che mette nero su bianco la richiesta di rivedere i poteri del capo politico e di modificare lo statuto. Con l'obiettivo addirittura di rimuovere il leader sostituendolo con un direttorio.

Una ribellione, quella degli eletti a Palazzo Madama, che unisce varie fonti di insoddisfazione: quella di chi non ha gradito la formazione del governo giallo-rosso e quella di chi è deluso perché escluso dagli incarichi di governo. A guidare la protesta , dentro e fuori dal Parlamento, l’ex deputato 5Stelle Alessandro Di Battista sostenuto, all’interno, da Barbara Lezzi, Michele Giarrusso, e Danilo Toninelli. Quest’ultimo risulta essere, inoltre, il favorito nella corsa al ruolo di capogruppo.

Sul caso Moscopoli

Luigi di Maio ha poi parlato della vicenda dei presunti fondi russi: «Invece di provare a portare in Parlamento l'uomo che da ministro neanche ci è voluto venire a riferire su quel caso - dice a SkyTg24 - sosterrei l'altra idea che stavamo sostenendo prima che cadesse il governo: una commissione di inchiesta non soltanto sul caso specifico, ma su tutti i finanziamenti ai partiti degli anni scorsi». E aggiunge: «Penso anche che il governo sia caduto per una serie di ragioni, tra queste c'era anche la volontà della Lega di non far partire quella commissione: mi auguro che in questa nuova esperienza di governo ci sia il consenso in Parlamento per far partire la commissione d'inchiesta sui fondi ai partiti».

Questione migranti

Il ministro degli Esteri è intervenuto anche sulla questione dei migranti: «Il problema dei migranti non si risolve distribuendoli negli altri Paesi europei ma fermando le partenze e per questo siamo impegnati in vari colloqui sulla stabilità della Libia, per fermare il conflitto e evitare che il Paese diventi ulteriormente una rotta di migranti verso l'Italia». Di Maio si è detto «contento» per l'accordo raggiunto a Malta «ma non voglio enfatizzarlo».

«Se l'Italia viene lasciata sola - ha aggiunto - c'è un'emergenza ma devo dire che con l'accordo di Malta, a differenza di quando venivano fatti sbarcare anche con il ministro Salvini perché si sequestravano le navi e ce li dovevamo tenere tutti, adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione».