Nel resto d'Europa diventa più diffusa la pratica del recarsi in ufficio dal lunedì al giovedì, con lo stesso stipendio. Nel Belpaese lo stanno sperimentando solo due gruppi, Intesa e Lavazza. I sindacati fanno pressing e gli industriali si dicono pronti a parlarne
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L'Italia è uno dei Paesi europei in cui si lavora di più. È quanto emerge dagli ultimi dati dell'Eurostat, relativi all'anno 2022. E mentre nel resto d'Europa la settimana corta inizia ad essere realtà sempre più diffusa, nel Belpaese stare al lavoro dal lunedì al giovedì con lo stesso stipendio è ancora un sogno per molti, quasi tutti.
In Italia solo due gruppi - Intesa e Lavazza - al momento stanno sperimentando questa soluzione nata anche dalla necessità di riorganizzare il lavoro durante il periodo della pandemia, tra la necessità di protezione e quella del risparmio energetico negli uffici arrivata poco dopo con l'aggressione russa in Ucraina.
Un'ipotesi però già sperimentata in Gran Bretagna dove di recente un rapporto governativo ha dato vita ad un intenso dibattito: la maggior parte delle aziende che ha partecipato alla sperimentazione (una sessantina) ha deciso di voler proseguire e in 18 casi l'esperimento è diventato pratica permanente.
In Italia Intesa Sanpaolo ad esempio ha già riorganizzo il lavoro e introdotto un nuovo modello per i 74mila dipendenti. Tra le principali novità appunto la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative (36 ore in tutto) a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche e produttive. Lo stesso ha fatto Lavazza già nel 2022.
Dai dati Eurostat è poi emerso che in Italia circa 2 milioni di lavoratori restano sul posto per 50 ore a settimana, contro le canoniche 40 ore (8 ore al giorno per 5 giorni). Si tratta del 9,4% dei lavoratori totali (circa 23 milioni) e il fenomeno in Europa riguarda molto di più gli autonomi (30%) che gli impiegati (4%). Il dato italiano è tra i più alti d'Europa: ci superano i lavoratori francesi con il 10,2%. Ma il top si raggiunge in Grecia: 12,6%. In Romania il dato precipita al 2,2%, in Bulgaria allo 0,7%.
Sul tema della settimana corta intanto, in Italia il pressing dei sindacati è forte e lo è anche quello delle opposizioni ma il governo sembra aver già accennato un'apertura sull'argomento anche se di recente il dibattito si è concentrato con più insistenza sul taglio del cuneo fiscale nel decreto lavoro: «Sono disposto a riflettere partendo dalla realtà. - diceva a febbraio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso - Tutto va messo in sintonia con una saggia politica industriale con l'obiettivo di aumentare produttività e occupazione».
Molto cauti nella risposta i sindacati che però fanno della settimana di 4 giorni un cavallo di battaglia: «Sono chiacchiere», replicava infatti a stretto giro il leader della Cgil, Maurizio Landini. Ma anche gli industriali stanno riflettendo sulla possibile novità: «Siamo dispostissimi a sederci e a ragionare, ma non in maniera ideologica, o vanno in crisi l'occupabilità e l'occupazione in Italia», commentava il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Insomma i tempi sembrano maturi per affrontare l'argomento per la gioia soprattutto dei 2 milioni di italiani che invece al lavoro ci restano di più.