Liliana Segre boccia il premierato. La senatrice a vita è intervenuta in Aula durante la discussione generale sulla riforma costituzionale denunciando «vari aspetti allarmanti, non posso tacere», ha affermato.
Con il premierato avremmo «un drastico declassamento a danno del capo dello Stato, non solo privato di fondamentali prerogative, ma costretto a guardare dal basso all'alto un premier forte dell'investitura popolare», ha scandito.

Con il premierato, ha proseguito Segre, «il partito o la coalizione vincente sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia».

Insomma con questa riforma avviene uno «stravolgimento profondo che ci espone a problemi maggiori, non è facilmente comprensibile il motivo di questa scelta».

«Sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo - ha sottolineato la senatrice a vita - si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto 'premierato'».

«Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan 'scegliete voi il capo del governo'. Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate», ha concluso Segre tra gli applausi dell'opposizione.