Mentre il premier Giuseppe Conte, nell’aula della Camera, enunciava il suo discorso per chiedere il voto di fiducia, fuori in piazza Montecitorio si svolgeva la manifestazione di protesta indetta da Fratelli d'Italia e Lega. Manifestanti ed elettori hanno accolto Matteo Salvini al grido «Non mollare, Matteo, non mollare!» mentre la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, al fianco del leader del Carroccio, dal palco dichiara: «Oggi avremmo potuto riempire piazza del Popolo per quanti siamo, altro che queste piazze!». All'evento contro il neo governo giallorosso, insieme ai due leader, era presente anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti che afferma: «Oggi questo è il posto migliore dove essere, in piazza». E aggiunge: «Questo è un governo tra partiti bocciati dagli italiani. Di queste piazze ce ne devono essere tantissime, perché tantissimi sono i guai che farà questo governo».

Salvini accolto da un’ovazione

«Dico no ai poltronari che sono chiusi nel palazzo perdendo onore e dignità, hanno vergogna a chiedere il voto degli italiani, ma noi non molliamo», dice il leader della Lega accolto dalla piazza con un'ovazione. «Se per far dispetto a me si dovesse tornare indietro su quota 100 e tornare alla Fornero, o sul decreto sicurezza, li facciamo uscire da quel palazzo», afferma ancora prima di fissare il prossimo appuntamento. «Ci rivediamo in piazza il 19 ottobre, magari a piazza San Giovanni, senza bandiere».

I manifestanti davanti alla Camera: «Elezioni subito»

In piazza c'erano diverse centinaia di persone (30mila secondo l'organizzazione) con tanto di bandiere tricolori e striscioni in cui si leggeva: «Ladri di sovranità», «In nome del popolo sovrano», «No al patto della poltrona», «Non in mio nome». «Elezioni subito» è il coro che si alza da piazza Montecitorio. «Renzi, Di Maio, fuori dai c..., il popolo vuole libere elezioni», è uno degli slogan che riecheggia mentre sul palco si alternano a parlare politici e amministratori locali del partito della Meloni. Non viene risparmiato il premier Giuseppe Conte, a cui vengono indirizzati fischi e cori «buffone, buffone».

 

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