Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la sua partecipazione ai funerali di Papa Francesco, che si terranno sabato prossimo in Vaticano. L’ex presidente ha comunicato la notizia tramite il social network Truth, esprimendo l’intenzione di partecipare insieme alla moglie Melania. Anche il vicepresidente JD Vance è stato tra le ultime personalità a incontrare il Pontefice prima del decesso.

La presenza di Trump in Piazza San Pietro avviene nel contesto della partecipazione di numerosi leader internazionali. Tra i motivi che potrebbero aver influito sulla decisione dell’ex presidente vi sono il sostegno ricevuto da parte dell’elettorato cattolico statunitense durante la campagna per la rielezione e l’interesse geopolitico legato alla prossima elezione del nuovo Papa. Gli Stati Uniti contano attualmente dieci cardinali elettori, con posizioni variegate all’interno del Collegio cardinalizio.

Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha più volte espresso opinioni critiche verso alcune politiche dell’amministrazione Trump, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione e i diritti umani. Tali divergenze hanno contribuito a un rapporto complesso tra le due figure.

Un Pontefice “globalista”, anti-occidentale e paladino del Sud del mondo e dei poveri di ogni continente come Bergoglio non è mai andato a genio al nazionalista e ultra-nazionalista Trump, che ora amerebbe un cambio di fronte a lui più favorevole anche in Vaticano.

L’interesse del presidente e di alcuni suoi alleati per l’elezione del prossimo Papa si inserisce in un più ampio progetto culturale e politico promosso da settori del cattolicesimo conservatore negli Stati Uniti. Una pressione sotterranea dell'entourage di Trump per far salire al soglio di Pietro un candidato gradito è già nei fatti, anche tramite l'arcipelago mediatico presidiato dal cattolicesimo americano più conservatore. Secondo lo storico Massimo Faggioli della Villanova University, tale progetto mira a promuovere una visione del cattolicesimo influenzata da dinamiche politiche e culturali statunitensi, con una portata che potrebbe estendersi oltre il contesto papale. «C'è un tentativo anche più ampio, un progetto più a lungo termine: quello che stanno costruendo guarda fino al prossimo secolo», dice lo studioso all'Ansa.

Ora per avere un Papa “gradito” in Vaticano, l’area Trump guarda al cardinale di New York Timothy Dolan, i cui numeri negli ultimi tempi sono in salita. Meno in sintonia con la linea Trump sono il cardinale di Chicago Blase Joseph Cupich e quello di Newark Joseph William Tobin, le cui voci si sono levate fermamente contro le deportazioni di migranti.

È previsto che il confronto tra diverse correnti del Collegio cardinalizio prosegua anche nelle fasi preliminari al Conclave, attraverso dinamiche di alleanze e consultazioni interne. L’esito del processo resta incerto, e sarà determinato da una molteplicità di fattori, inclusa la capacità di mediazione tra i diversi orientamenti presenti nella Chiesa. Tutto è in divenire e non è detto (ovviamente) che il tentativo vada in porto.