L’Italia, insieme alla Francia, è il Paese in Europa abitato da un gran numero di ultracentenari, per l’esattezza quasi 15 mila. A rivelarlo uno studio Istat, specificando che «nel 2018 si stima che gli uomini possano contare su una vita media di 80,8 anni e le donne di 85,2 anni. Nel tempo i vantaggi di sopravvivenza delle donne rispetto agli uomini si sono ridotti».

Il Bel Paese invecchia, mentre è incalzante il dato che attesta il crollo delle nascite: lo scorso anno sono stati iscritti in anagrafe oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008.

Secondo i dati snocciolati dalla statistiche l’Italia sta subendo una vera e propria ‘recessione demografica’: il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni - qui i dati si fermano al 2016 - non ha ancora avuto figli. Ma coloro che dichiarano che l'avere figli non rientra nel proprio progetto di vita sono meno del 5%. Senza gli stranieri il declino demografico sarebbe iniziato negli anni ’90.

Donne più longeve ma meno in salute

Secondo il Rapporto Istat le donne vivono di più rispetto agli uomini, contando su una vita media parti a 85, 2 anni mentre gli uomini si attestano sugli 80,8 anni. Longevità, sfortunatamente, non si traduce spesso in benessere:  lo studio conferma che la forbice di vantaggio in termini di sopravvivenza tra i due sessi si riduce nel tempo. Non solo, ma nel 2017 un uomo può godere di buona salute in media 59,7 anni, una donna 57,8. Questo significa che le donne, benché più longeve, vivono un maggior numero di anni in condizioni di salute via via più precarie. Sono maggiormente colpite da patologie croniche meno letali che insorgono più precocemente e diventano progressivamente invalidanti con l'avanzare dell'età.

Nel 2050 riduzione della popolazione in età lavorativa

Secondo le proiezioni del rapporto, «nel 2050, la quota dei 15-64enni potrà scendere al 54,2% del totale, circa dieci punti percentuali in meno rispetto a oggi. Si tratta di oltre 6 milioni di persone in meno nella popolazione in età da lavoro. L'Italia sarebbe così tra i pochi Paesi al mondo a sperimentare una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa». L’Istat ricorda che popolazione residente in Italia è in calo dal già dal 2015 di 400 mila residenti.

Anche tra gli stranieri calano le nascite

«Il saldo migratorio con l’estero, positivo da oltre 40 anni, ha limitato gli effetti del calo demografico», spiega il Rapporto: nel 2018 si stima un saldo positivo di oltre 190 mila unità. I cittadini stranieri residenti in Italia al gennaio 2019 sono di 5,2 milioni (l'8,7% della popolazione). I minori di seconda generazione sono 1 milione e 316 mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991 mila).

Nonostante ciò, «il contributo dei cittadini stranieri alla natalità della popolazione residente si va lentamente riducendo. Dal 2012 al 2017 diminuiscono, infatti, anche i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8 mila in meno) che scendono sotto i 100 mila (il 21,7% del totale)». Ecco che «anche la popolazione straniera residente sta a sua volta invecchiando: considerando la popolazione femminile, la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 42,7% del primo gennaio 2008 al 52,4% del primo gennaio 2018». L'Istat fa inoltre notare che «nel 2017 sono stati rilasciati quasi 263 mila nuovi permessi di soggiorno, in lieve aumento rispetto al 2016, dopo una tendenza alla diminuzione già messa in luce negli anni precedenti: nel 2010 erano quasi 600 mila».

L’invecchiamento? Evoluzione positiva di abitudini salutari

L’invecchiamento, però, è sintomo di «un’evoluzione positiva» secondo i rilevamenti Istat: tra gli over65 «si osserva una maggiore diffusione di stili di vita e abitudini salutari». Aumenta la pratica di sport, dall'8,6% del 2008 al 12,4% del 2018. Anche la partecipazione culturale (cinema o teatro) cresce. Se la tendenza dovesse proseguire su questa linea, le generazioni del baby boom, «diventeranno 'anziane' sempre più tardi». Intanto aumentano i 'grandi anziani': a inizio 2019 gli over85 sono circa 2,2 milioni.

Per l’Istituto, «È in atto un processo di allungamento nei tempi di transizione allo stato adulto». D'altra parte, con l'allungamento della vita si è «dilatata anche la fase che intercorre tra l'uscita dal mondo del lavoro e l'entrata nell'età anziana già avanzata». Secondo il Rapporto, «a livello mondiale l'Italia contende al Giappone il record di invecchiamento: 165 persone di 65 anni e più ogni 100 giovani con meno di 15 anni per l'Italia e 210 per il Giappone, al primo gennaio 2017».