Insieme a lui altre nove persone sono state scagionate. L'uomo era finito sotto inchiesta nell’indagine della Guardia di Finanza sui furbetti del cartellino il 22 ottobre 2015
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Il vigile urbano di Sanremo che, quattro anni fa, venne ripreso dalle telecamere mentre timbrava il cartellino in mutande e poi tornava a casa, è stato assolto.
Con lui sono altre nove le persone scagionate - fra i 42 coinvolti nell'indagine sui "furbetti del cartellino" di Sanremo - nel processo con rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Paolo Luppi perché «il fatto non sussiste».
Il vigile in slip, simbolo della mala amministrazione
L’uomo, Alberto Muraglia, ex vigile del mercato annonario, era finito sotto inchiesta nell’indagine della Guardia di Finanza sui furbetti del cartellino: la sua foto in slip divenne il simbolo della mala amministrazione al centro dell'inchiesta che, il 22 ottobre 2015, aveva portato ad arresti e altre misure per oltre 50 persone. Tra le accuse quella di truffa ai danni dello Stato.
Nei mesi scorsi altri 16 imputati avevano deciso di patteggiare pene comprese fra 8 mesi e 1 anno e 7 mesi. Mentre altri 16, proprio oggi, sono stati rinviati a giudizio.
L'inchiesta sui furbetti di Sanremo era stato uno dei casi di cronaca che all'epoca aveva fatto discutere per mesi. Sia per le modalità del blitz di finanza e procura, con il Comune di fatto occupato e bloccato per i sequestri di documentazione. Poi per il numero di dipendenti coinvolti e l'apparente diffusione di abitudini fra il personale senza che vi fosse un controllo gerarchico effettivo.
Nelle settimane successive, su indicazione del sindaco Biancheri, il segretario generale aveva avviato procedimenti disciplinari interni che si erano conclusi con numerose sanzioni e alcuni licenziamenti.
«Timbrava in abiti borghesi, poi indossava divisa»
Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, Alessandro Moroni, avvocato difensore di Muraglia, sostiene che il vigile urbano «doveva timbrare dopo aver aperto il mercato e in abiti borghesi».
Muraglia, nominato custode del mercato ortofrutticolo, si svegliava alle 5.30 per aprire i cancelli e prendeva servizio alle 6. Un compito che svolgeva in cambio dell’alloggio a titolo gratuito nello stabile del mercato.
Dopo aver aperto i cancelli, ricostruisce il suo avvocato, «Muraglia guardava che non ci fossero auto parcheggiate male che potessero impedire l’installazione dei banchi. Quindi, timbrava, sempre in abiti borghesi – nella timbratrice del mercato, a pochi metri dalla porta di casa – e rientrava in alloggio per indossare la divisa».
«È come avviene per tutti gli agenti che devono prendere servizio – dice il legale – che entrano, timbrano in borghese, poi si cambiano. In quattro occasioni Muraglia salì in casa dopo aver aperto il mercato e si cambiò, ma dimenticò di timbrare il cartellino. Per questo motivo, scese alla timbratrice in mutande o mandò la figlia a timbrare.
Sempre per l’avvocato Alessandro Moroni «è il momento di spegnere i riflettori e lasciare che questa vicenda torni a essere come tutti gli altri processi. Il vaglio di questi filmati ha detto che erano innocenti».
Dopo l’assoluzione la richiesta di reintegro?
Anche se è probabile che la procura di Imperia presenti ricorso, con l’assoluzione potrebbe aprirsi la strada per una richiesta di reintegro. Molto dipenderà dalle motivazioni.
La data di inizio del processo, per chi ha scelto il rito ordinario, è stata fissata al prossimo 8 giugno.