Nonostante i problemi gravissimi che attraversa il Paese, la premier Giorgia Meloni è sempre impegnata nel cercare affannosamente di limitare i danni che gli arrivano ormai quasi quotidianamente dall’interno. Un segnale inequivocabile della doppia velocità del Governo: tanto competente la Meloni, tanto claudicanti molti del suo cerchio magico. Segno dello scarso spessore del gruppo dirigente di un partito che ha conosciuto una crescita repentina dal 4 al 31%

L’ultima vicenda vede ancora una volta come protagonista il cognato più famoso d’Italia ovvero il ministro per il Made in italy, Francesco Lollobrigida non certo nuovo a situazioni del genere.

Siamo a martedì scorso, il Frecciarossa Torino-Salerno, che viaggia con un ritardo di quasi due ore, si ferma alla stazione di Ciampino. La fermata non è prevista nell’orario ferroviario ma consente al Ministro di scendere dal treno e raggiungere con altri mezzi Caivano dove era atteso per impegni istituzionali per poi correre a Roma per partecipare al programma "AvantiPopolo" su RaiTre. Ancora resta un mistero su chi abbia deciso di fermare il treno, a chi è stato chiesto il “favore”.

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Naturalmente la vicenda ha dato la stura ad una miriade di freddure sui treni che arrivano in orario e roba simile, ma dietro il colore che racconta il classico costume italiano dell’io sono io e voi non siete nulla, c’è anche un profilo politico se vogliamo.

Prima considerazione. La notizia è stata accolta con una certa freddezza dagli alleati che di certo non hanno offerto il petto per difendere il Ministro. È rimasta zitta Forza Italia. Ma in particolare risalta l’assoluto silenzio del leader della Lega, Matteo Salvini che per inciso è anche ministro dei Trasporti e dunque ha competenza sulla questione. Giusto per capire come stanno andando i rapporti fra lui e i meloniani. L’opposizione ha nicchiato su cosa dire e quando dirlo, fin quando il solito Renzi ha imbracciato il bazooka annunciando di voler chiedere in aula le dimissioni del Ministro. A quel punto sono partiti anche gli altri da Conte alla Schlein fino ad Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che ha annunciato un esposto alla Procura di Roma. Insomma la solita politica caciarona di casa nostra.

Ma l’episodio nasconde anche una seconda riflessione. In particolare quella che arriva fino al premierato che la Meloni sta pervicacemente inseguendo. Una riforma istituzionale che rafforza a dismisura i poteri del Presidente del Consiglio introducendo l’istituto della sfiducia. Se il Presidente viene disarcionato, tutti i parlamentari se ne vanno a casa. Se dovesse passare la riforma allora gli italiani debbono sperare che il premier abbia i parenti giusti altrimenti possono essere guai per tutti.