A pochi giorni dall’apertura delle Congregazioni generali che precedono il Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, un’ombra lunga si estende sulle votazioni più delicate del pontificato post-Bergoglio. È il caso di Giovanni Angelo Becciu, il cardinale sardo che Papa Francesco aveva allontanato nel 2020 da ogni incarico vaticano e privato dei cosiddetti “diritti cardinalizi”. Ma la misura, annunciata con un comunicato scarno e mai tradotta in un documento formale, oggi si trasforma in un boomerang per la Santa Sede.

La questione non è marginale, e sta letteralmente congelando le discussioni tra cardinali. Da un lato, il Bollettino della Sala stampa vaticana – pubblicato dopo la morte di Francesco – ha inserito Becciu tra i non elettori, pur essendo ancora ben lontano dagli 80 anni richiesti dal diritto canonico come limite. Dall’altro, il diretto interessato, interpellato dall’Unione Sarda, ha rivendicato con decisione il suo diritto a entrare in Conclave: «Il Papa non mi ha mai estromesso esplicitamente dal Conclave. Non mi è stato mai chiesto di rinunciare per iscritto, né esiste alcun documento che mi privi dei miei diritti».

Non si tratta solo di una battaglia personale. Il diritto di voto in Conclave non è una concessione: è un diritto che, secondo la Costituzione Apostolica Romano Pontifici Eligendo, appartiene a tutti i cardinali sotto gli 80 anni, a meno che un provvedimento papale non li dispensi. Becciu è nato nel 1948 e di anni ne ha 76: se non c'è un atto scritto, la sua esclusione risulta – sul piano del diritto – sospesa nel limbo.

Ma il limbo, in Vaticano, è il luogo ideale per le fratture. E questa rischia di diventare una crepa profonda. Perché se Becciu dovesse entrare nel Conclave e poi emergesse un documento firmato da Francesco che ne sanciva l’esclusione, il Conclave sarebbe viziato all’origine. Ma anche l’opposto sarebbe esplosivo: se venisse escluso senza atto formale, e quindi senza fondamento canonico, l’elezione del nuovo Papa potrebbe essere contestata.

A rendere tutto più complicato, il precedente comunicato stampa della Santa Sede del 24 settembre 2020, che annunciava la “rinuncia accettata dal Santo Padre ai diritti connessi al Cardinalato” da parte di Becciu, nel giorno in cui fu costretto a lasciare l’incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ma quella frase, formulata in modo ambiguo, non è accompagnata da un rescritto papale. Nessun decreto, nessuna bolla, nessuna firma.

Nel frattempo, Becciu è stato condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per reati finanziari legati alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e una multa da 8000 euro. Ma anche questa condanna non è ancora definitiva, e quindi non può da sola comportare la sospensione dei diritti ecclesiastici.

Il punto, insomma, è che nel cuore del Vaticano manca un documento. E questa mancanza rischia di destabilizzare uno dei momenti più sacri e delicati della vita della Chiesa.

Non è un caso che a febbraio scorso, mentre le condizioni di Papa Francesco si aggravavano, due noti canonisti abbiano chiesto al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin di affrontare la questione. Il suggerimento era chiaro: spingere il Papa a mettere nero su bianco la posizione di Becciu, per evitare zone d’ombra. Ma Parolin si è tirato indietro: «Lasciamo tutto com’è. Il Papa sa cosa fare».

Una scelta di silenzio che oggi torna a farsi sentire con tutto il suo peso. E che fa temere, in molti ambienti curiali, un effetto domino nel Conclave. Perché se l’elezione del prossimo Papa fosse anche solo lambita dal sospetto di irregolarità, si aprirebbe un fronte di contestazione senza precedenti nella storia recente della Chiesa.

A rendere il tutto ancora più surreale, la somiglianza inquietante con il film “Conclave”, uscito poche settimane fa. Nella pellicola, un documento segreto lasciato dal Pontefice defunto e sigillato nella sua stanza privata cambia il corso delle votazioni. E costringe il decano dei cardinali a violare ogni regola per recuperarlo.

Fiction? Forse. Ma in questo caso, la realtà le somiglia parecchio. Le stanze di Santa Marta sono oggi sigillate, e se lì dentro ci fosse davvero una lettera decisiva, come in quella sceneggiatura, potrebbe essere tardi quando verrà trovata. E allora sì che il Conclave si trasformerebbe in un caso da manuale.