Dal palco, il segretario della Cgil ha chiesto di passare dalla solidarietà ai fatti. Alla manifestazione organizzata dopo l'assalto di sabato scorso anche associazioni, movimenti e partiti
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"No" ai fascismi e alla violenza, "sì" al lavoro, alla sicurezza, ai diritti. Questi i concetti ribaditi alla manifestazione di stamattina a Roma dopo l’assalto alla sede della Cgil di sabato scorso. In piazza anche Cisl e Uil, e con loro le forze di centrosinistra. Secondo la stima finale dei sindacati, a manifestare c'erano 200mila persone. Secondo fonti della questura, circa 50mila.
Una manifestazione di parte? «No, questa è una manifestazione che difende la democrazia di tutti. Questo è il tema», ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, arrivando al corteo e rispondendo alle parole del segretario della Lega, Matteo Salvini. «L'attacco alla Cgil, l'attacco al sindacato è in realtà un attacco alla dignità del lavoro di tutto il Paese. E noi siamo qui non per difendere qualcuno ma per difendere la democrazia e per estenderla».
«L'applicazione della Costituzione deve ridiventare la stella polare della riforma e del rilancio del Paese», ha affermato il leader della Cgil nel suo intervento dal palco, chiedendo anche «verità su Giulio Regeni». «C'è un primo atto che chiediamo che il governo faccia, con l'appoggio di tutto il Parlamento - ha aggiunto -: le forze che si richiamano al fascismo e usano atti violenti devono essere sciolte. Dalla solidarietà si deve passare all'azione concreta».
«Siamo oltre 100mila», ha affermato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. «In questa piazza c'è la nuova Resistenza. La Resistenza che è quella che ha combattuto il fascismo. Vogliamo riaffermare i valori della democrazia, della partecipazione e rifiuto della violenza», ha aggiunto.
Mentre il segretario della Cisl Luigi Sbarra ha dichiarato: «Cosa si aspetta a rendere obbligatorio l'obbligo vaccinale, grave che il governo e il Parlamento non l'abbiamo ancora fatto per mera convenienza politica e per nascondere contraddizioni all'interno della maggioranza. È grave che per non affrontare queste contraddizioni si siano scaricati conflitti e divisioni sul mondo del lavoro. Così si rischia di trasformare i luoghi di lavoro in trincee».
«Il dissenso è il sale della democrazia e la violenza è la sua negazione. La violenza dei fascismi, dei razzismi e dei sovranismi nasce dal veleno di una società disgregata e da una democrazia pallida dove troppi diritti sono parole dette o scritte sulla carta ma non si traducono in concreto», ha detto don Luigi Ciotti. «Poi c'è anche la violenza delle mafie che si alimenta a sua volta dei vuoti della democrazia, della coesione e dell'ingiustizia sociale e ambientale».
Decine le adesioni di associazioni, movimenti e partiti, da Pd a M5s e Leu, Azione, Sinistra italiana, Rifondazione comunista, Europa verde. In piazza, tra gli altri, il segretario del Pd Enrico Letta e il leader del M5s, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.