La premier ribadisce: «Il nostro impegno finalizzato alla creazione di una pace giusta e duratura. Condanniamo le elezioni farsa nei territori occupati»
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«In questi giorni si è molto discusso di un intervento diretto» in Ucraina, «approfitto per ribadire, come fatto dal ministro Tajani, che la nostra posizione non è affatto favorevole, si rischia infatti l'escalation» con l'invio di soldati. Lo ha detto Giorgia Meloni, nelle sue comunicazioni al Senato, in vista del prossimo consiglio europeo del 21 e 22 marzo.
Caso Navalny
«Ribadiamo», inoltre, «la nostra condanna allo svolgimento di elezioni farsa in territori ucraini e alle vicende e che hanno portato al decesso in carcere di Aleksei Navalny. Il suo sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato» aggiunge Meloni. «Sostenere l'Ucraina vuol dire tutelare il nostro interesse nazionale e il nostro impegno rimane finalizzato, su tutto, alla creazione delle condizioni per una pace giusta, duratura e rispettosa della dignità della Nazione aggredita. Ogni nostra azione ha prevalentemente questo scopo».
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Conflitto in Medio Oriente
Sul tema del conflitto in medio Oriente «ribadiremo la ferma condanna dell'aggressione di Hamas» perché «non possiamo dimenticare chi è stato a scatenare questo conflitto. È stato Hamas e la reticenza nel dirlo tradisce antisemitismo latente e dilagante che deve preoccuparci tutti». A Israele viene chiesta «proporzionalità e rispetto del diritto umanitario, non possiamo restare insensibile all'enorme tributo di vittime civili». Ribadiremo la contrarietà «a un'azione di terra a Rafah, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche», aggiunge. «La soluzione è quella dei due popoli e dei due Stati e l'Europa deve essere protagonista» spiega.
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Il tema della sicurezza
Poi la premier ha sottolineato: «Nel prossimo Consiglio ci sarà un dibattito quanto mai urgente e delicato sulla sicurezza e sulla difesa europea. Voglio dire con chiarezza che l’Italia è pronta a fare la propria parte nello sviluppo della strategia europea per l’industria della difesa, presentata alcuni giorni fa dalla Commissione». «Spendere - spiega - in difesa significa investire nella propria autonomia, nella propria capacità di contare e decidere, nella possibilità di difendere al meglio i propri interessi nazionali, ed è la strada che segue qualsiasi Nazione seria. Ma è la strada che deve seguire anche l’Europa, se vuole essere seria».