A spianare la strada è il leghista Giorgetti. Il ministro del Mise, insieme ai governatori del Nord, è convinto possa dare «certezza» alle imprese contro possibili nuove chiusure
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Arriva l'obbligo di green pass per tutti i lavoratori del pubblico e delle società partecipate dallo Stato, per i tribunali, per gli organi costituzionali. E potrebbe arrivare già questa settimana - ma un approfondimento è ancora in corso - l'obbligo del certificato verde anche per tutti i lavoratori privati.
Giovedì il premier Mario Draghi riunirà il Consiglio dei ministri, che sarà preceduto con ogni probabilità da una cabina di regia.
Ma le riunioni tecniche si susseguono su una via che pare tracciata. L'estensione si farà, in uno o al massimo due step, uno per il pubblico, l'altro per il privato. L'obbligo partirà alla metà di ottobre, per dare il tempo a chi non ha fatto ancora la prima dose di vaccinarsi. E ci saranno sanzioni severe, pecuniarie e amministrative, per chi non ha il pass.
«Estendere il Green pass senza discriminare nessuno». Ovvero applicare l'obbligo a tutti i lavoratori, del pubblico e del privato. È Giancarlo Giorgetti, capo delegazione della Lega, a spianare la strada alle decisioni del governo. Imporre il pass in tutte le aziende, spiega il ministro, è un'ipotesi in discussione in nome della «certezza» da dare alle imprese, per evitare di tornare a chiudere. Il ministro dello Sviluppo economico, all'unisono con i governatori del Nord, sembra così spazzare via la prudenza di Matteo Salvini. Il segretario leghista dichiara di «non saper nulla» dell'estensione, ma la convinzione nel governo è che ormai la linea sia largamente condivisa. Anche perché giovedì in Cdm dovrebbe essere istituito il fondo per indennizzare chi sia danneggiato dai vaccini, fondo chiesto in Parlamento dalla Lega. Solo dopo un colloquio - ad ora non in agenda - di Salvini con Draghi e dopo la consueta discussione al tavolo di una cabina di regia del governo, si chiarirà meglio il perimetro dell'intervento.
Prima dovrà essere concluso il lavoro tecnico a Palazzo Chigi del sottosegretario Roberto Garofoli con i ministeri competenti. Se si riuscirà a procedere anche per i privati, dipenderà dall'interlocuzione in corso con il ministero del Lavoro, in contatto con sindacati e imprese. Ma è probabile che, questa settimana o la prossima, quando la decisione sarà matura, si procederà con un obbligo per tutti i privati, senza distinzione di categorie (si era ipotizzato di dare la precedenza ai servizi, come ristoranti e trasporti di lunga percorrenza, per accedere ai quali oggi i clienti hanno l'obbligo di Pass). Al momento non sarebbe in discussione la gratuità dei tamponi per i non vaccinati. Quanto al pubblico, il perimetro sarà ampio, andrà oltre i 1,2 milioni di dipendenti della Pa finora stimati, perché si includeranno tutti i soggetti elencati dall'Istat, dunque gli enti pubblici (tranne quelli economici) e le società partecipate, come le Poste. Dovrebbe esserci una norma per gli organi costituzionali, con rinvio alla loro autonomia. Mentre per i tribunali dovrebbero essere disciplinati specifici aspetti. Ad ogni modo, dal momento che non si tratta di un obbligo vaccinale, il Pass non dovrebbe essere imposto per accedere agli sportelli pubblici, né alle parti processuali.
Quanto alle sanzioni per i dipendenti pubblici senza Pass, la parola d'ordine è severità. Il modello potrebbe essere la scuola: multe dai 400 ai 1000 euro e la sospensione della prestazione lavorativa - e quindi dello stipendio - dopo cinque giorni di ingresso al lavoro senza il Pass.
Giorgetti nega divisioni interne: la linea è unica, dichiara, «stare al governo significa assumersi responsabilità». Ma, al netto dei dubbi di Salvini, i malumori dei contrari potrebbero emergere in Parlamento, al Senato dove si vota il primo dl sul Pass e alla Camera dov'è all'esame il secondo dl (su trasporti e scuola, con 'travaso' del decreto approvato in Cdm la scorsa settimana). A Palazzo Madama, dove il governo spera di evitare la fiducia, i leghisti dovrebbero limitarsi ad alcuni ordini del giorno, mentre alla Camera proveranno a introdurre qualche modifica. Un argine Giorgetti lo pone solo all'ipotesi di obbligo di vaccino, che resta sul tavolo: «È veramente l'ultima istanza, da valutare molto bene», afferma. Ma si valuterà nelle prossime settimane: se non si arriverà al 90% di vaccinati entro un mese, la scelta potrebbe diventare ineluttabile.