Decine di migliaia di fedeli si riversano nella Capitale per l’addio al Santo Padre. I voli diretti dall’Argentina toccano i tremila euro, gli alberghi sfiorano i duemila per una notte. Intorno a San Pietro, il prezzo di una stanza raddoppia, triplica, si moltiplica come i pani e i pesci
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Il lutto è universale, la fede è personale. Ma l’alloggio? Quello, purtroppo, è faccenda molto terrena. E in questi giorni, estremamente cara. Perché Roma si prepara ai funerali di Papa Francesco — in programma sabato 26 aprile — con il cuore in mano e i listini impazziti.
Non è un modo di dire: il “pellegrinaggio mondiale” per l’addio al Pontefice argentino sta trasformando la capitale in un gigantesco snodo logistico e spirituale. Oltre centomila i fedeli in arrivo dall’Italia, con pullman e treni organizzati dalle diocesi. Venti, forse venticinquemila quelli attesi a Fiumicino, da ogni continente, in una danza di scali e coincidenze che coinvolge mezzo pianeta. Dall’Argentina si parte pagando anche tremila euro per un volo diretto: tre volte il prezzo standard. E non è detto che si trovi.
Il dato più concreto, però, resta quello dei letti. O meglio, della loro progressiva scomparsa.
La Roma ricettiva — fatta di hotel, affittacamere, b&b e case vacanza — si prepara a vivere giorni da record. Con tutte le contraddizioni del caso.
A San Pietro e dintorni, il turismo spirituale si mescola con la legge della domanda e dell’offerta, e il risultato è una raffica di cifre che farebbero arrossire anche gli hotel di lusso in alta stagione. Una stanza doppia in piazza Risorgimento, prenotabile “con offerta speciale”, passa da 1239 a 1015 euro. Un b&b in via Cola di Rienzo propone una “tariffa agevolata” da 920 euro per una notte. Da ridere, se non ci fosse di mezzo il lutto.
Il picco? Si tocca in via di Porta Cavalleggeri, dove una struttura a cinque stelle arriva a chiedere 2232 euro. Tutto lecito, tutto dichiarato. Eppure, difficile non storcere il naso. Per chi non cerca marmo e piscina, ma solo un letto pulito, la situazione è comunque complessa: sotto i 500 euro si trova pochissimo, anche allontanandosi dal Vaticano.
Un tre stelle in zona Ottaviano propone una doppia a 670 euro. Un concorrente in viale Vaticano sembra abbordabile, ma poi chiede 537 euro. Lontano da San Pietro, in centro, si può ancora sperare: piazza Navona offre una camera senza bagno a 326 euro. Ma è l’ultima disponibile.
Nel frattempo, le strutture religiose provano a mantenere un po’ di dignità — e di umanità. Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, ha l’aria di chi non vuole fare polemica, ma non riesce a trattenersi: «Le nostre case hanno tariffe bloccate da anni: 90 euro per una doppia, colazione compresa, alcune con cena per 15 euro. È il prezzo pensato per le famiglie. E sì, molte sono già piene. Ma non per i funerali: erano state prenotate per il Giubileo degli Adolescenti, che si svolge proprio in quei giorni».
Una coincidenza non da poco. Il calendario, beffardo, ha voluto che la morte di Papa Francesco cadesse alla vigilia di uno degli eventi religiosi più affollati dell’anno. Risultato: giovani e famiglie già in viaggio per Roma, mescolati ai nuovi arrivati in cerca di un posto per l’ultimo saluto al Pontefice. Il caos è servito.
E mentre la Curia prepara i riti, la Questura pianifica i flussi, e i servizi pubblici si armano di pazienza, a guadagnarci — com’è facile immaginare — sono le piattaforme di prenotazione e i proprietari più spregiudicati.
Ma non per tutti va così. Federalberghi getta acqua sul fuoco: «Non c’è ancora un sold out, anche se c’è stata una ripresa», spiega il presidente Giuseppe Roscioli. «All’inizio alcune prenotazioni sono state annullate per rispetto. Poi sono arrivate nuove richieste. Il saldo è positivo, ma non si parla di assalto».
Possibile. Ma il termometro più veritiero resta quello della strada. In queste ore, a Termini come a Trastevere, da Ciampino al Gianicolo, si moltiplicano valigie e zaini, mappe e rosari. Si sentono parlare spagnolo, polacco, portoghese. Alcuni dormono in pullman, altri hanno prenotato a mesi di distanza. Qualcuno, come sempre, si affiderà alla provvidenza.
Ma il punto vero è uno solo: in una città che accoglie per vocazione, c’è ancora spazio per l’etica dell’accoglienza? Si può trasformare un addio in un’occasione di speculazione?
«Sarebbe grave», ha detto Rocchi. E ha ragione. Ma la risposta non è scritta nei regolamenti: è nei gesti. E nei prezzi.