Uno studente su tre, anche con diploma, non ha le competenze minime per entrare nel mondo del lavoro. Aumenta la dispersione scolastica
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Campania (31,9), Calabria (33,1), Sicilia (37) e Sardegna (37,4). E poi ancora 21 per cento nel Lazio, un ragazzo su cinque; 23 per cento in Molise, quasi uno su quattro; 25,7 in Basilicata e 26,8 in Puglia. Sono in numeri della disfatta scolastica che emergono dal nuovo studio Invalsi in cui sono tantissimi i ragazzi e le ragazze che vanno a formare l’esercito della «dispersione scolastica implicita». Nel documento firmato da Roberto Ricci molti dei nostri studenti mostrerebbero delle pecche didattiche frutto di un sistema scolastico inefficace. Un esercito formato sia da coloro che non finiscono le scuole superiori più quelli che arrivano sì al diploma finale ma con un livello di conoscenze così basso che quell'attestato scolastico non gli servirà a nulla.
Dispersione scolastica: siamo quartultimi in Europa
Negli ultimi due anni, complice la crisi, i giovani fra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola prima del traguardo finale sono tornati a crescere attestandosi sopra il 14 per cento. Siamo quartultimi in Europa. Peggio di noi fanno solo Romania, Malta e Spagna, mentre siamo stati superati anche dalla Bulgaria. Questi ragazzi che la scuola perde sono condannati alla marginalità sociale. Molti finiscono nei cosiddetti Neet: non studiano né lavorano e nei contesti più svantaggiati diventano preda della criminalità.
L’esercito dei diplomati «analfabeti»
Oltre quello della dispersione scolastica, c’è un altro esercito di ragazzi che la scuola «perde» anche se arrivano in fondo. Secondo i dati Invalsi, usando i dati delle rilevazioni fatte all’ultimo anno delle superiori, sono molti i ragazzi che pur avendo in tasca un diploma di scuola superiore non sono in grado di capire un libretto di istruzioni di media difficoltà, figuriamoci un modulo assicurativo o bancario. Quelli che nei test Invalsi arrivano al massimo al livello due su cinque in italiano e matematica e sotto il B1 di inglese sono studenti che stanno per prendere il diploma ma è come se non avessero frequentato la scuola perché hanno le stesse competenze di ragazzini di terza media o al massimo di seconda superiore. In Italia sono il 7,1 per cento, nelle scuole del Nord non superano il 3-4 per cento, ma in regioni come la Calabria sono più del doppio.
Se si sommano a quelli che hanno abbandonato la scuola prima di arrivare al traguardo, il totale è del 22,1 per cento, più di un giovane su 5. Un dato davvero allarmante. Ma le differenze regionali sono enormi, tanto da disegnare una mappa dell’Italia spaccata in tre parti, dove solo Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento riescono a stare vicino o sotto l’obiettivo europeo del dieci per cento di giovani che abbandonano la scuola in anticipo, mentre le altre regioni del Centro-Nord sono fra il 15 e il 20 e al Sud si supera il 25% con punte ben oltre il 30 in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.
I soggetti a rischio
Se solo si volesse sarebbe possibile individuare precocemente i soggetti più a rischio, ovvero coloro che già alla fine della terza media non raggiungono i traguardi attesi: il 14,4 per cento su base nazionale, fra il 25 e il 30 per cento al Sud e nelle isole. Questi ragazzi a 14 anni hanno accumulato un ritardo negli apprendimenti che è quasi impossibile recuperare «dopo». Di fronte a un fenomeno di questa gravità l’impegno dei singoli docenti e delle singole scuole non può bastare, perché è evidente come dice la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello che «la dispersione è prima di tutto un fenomeno sociale e poi scolastico. E inizia fin dalla composizione delle classi, visto che in certe aree del Paese si dividono ancora gli studenti per provenienza e censo».