È un grave errore giudicare le dinamiche politiche dell’oggi con gli occhi rivolti al passato. La storia non deve mai essere dimenticata, anzi! Le vicende del passato sono indispensabili per comprendere il presente e per tentare di prevedere il futuro.

Gli scenari, però, non si ripetono mai tali e quali, e quasi sempre, nel tempo, si sviluppano contesti assolutamente nuovi. Certo finto-progressismo in affanno continua a giocare la carta dell’antifascismo con la stessa inconsistenza politica che altri avrebbero nel rievocare i pericoli dello stalinismo, o addirittura della monarchia assoluta o dell’imperialismo coloniale di stampo franco-britannico. 

Quanti hanno votato in Germania ieri, per l’Afd e per la Cdu-Csu, sono nati in maggioranza assoluta dopo il 1945, e quindi successivamente alla fine della Seconda Guerra. Da allora sono trascorsi ottant’anni. Per molti elettori tedeschi con meno di 40 anni anche il crollo del Muro di Berlino (1989) è roba da libri di scuola.

Alcune testate giornalistiche anche molto importanti hanno bollato come “lesbica” Alice Weidel, la leader di Afd che ha conquistato circa il 21 per cento dei consensi. Immaginate se qualcuno lo avesse fatto in Italia: inquadrare una donna che fa politica come “lesbica”. Certa sinistra finto-progressista sarebbe scesa in piazza. 

A me interessa capire che cosa Alice Weidel pensa per il proprio popolo, per l’Europa e per il mondo, e non con chi decide di andare a letto. Lo spunto, però, è utile per sostenere l’assunto d’apertura di questo articolo: potrebbe la leader di Afd essere contro i diritti civili, contro gli omosessuali, contro le donne che decidono di amare altre donne? E allora, basta con l’antifascismo di maniera. E si abbia il coraggio di dire che sia i campi di stermino nazisti, sia quelli staliniani, sia quelli del “guerrigliero comunista” Pol Pot, sanguinario dittatore della Cambogia, sono stati orribili, spaventosi, disumani, inaccettabili

Questa considerazione non vuol dire che non si abbia il diritto di dirsi comunista, e quindi di sposare quegli ideali di affermazione dei diritti sociali, che poggiano sul marxismo, di masse di sfruttati e di diseredati. Ora dovrei aprire il capitolo sul fascismo, ma evito di farlo per non dare adito a strumentali e false interpretazioni del mio dire. Posso però affermare, con piena e documentata consapevolezza, che una cultura di destra sociale è più attenta ai diritti del popolo rispetto alle forme più aggressive di iper-liberismo

Credo che nel XXI secolo non abbia più senso dividersi fra destra e sinistra, considerate nella loro accezione più classica. È più di destra, ve lo assicuro, un radical-chic che parassita la cosa pubblica e fa finta di essere progressista, che sistema i propri figli, generi e nuore a colpi di raccomandazioni, mentre vive nel privilegio fregandosene dei morti di fame e sventolando in modo ipocrita le bandiere alla moda. 

È più di sinistra, al contempo, un militante della destra sociale democratica che si occupa quotidianamente delle condizioni di vita dei residenti delle periferie. Non sono spariti, certo, i grandi filoni ideali che si sono dipartiti dalle due grandi rivoluzioni di fine Settecento: quella Americana e quella Francese. Ma lasciamo questi discorsi a quanti amano gli studi e non le polemiche sterili fatte di slogan. 

Chiudo con una considerazione sull’esito del voto in Germania. Non credo che sarà facile, per il leader della Cdu, Friedrich Merz, proporre una riedizione di ammucchiata con la Spd che presenterebbe evidenti contraddizioni politico-programmatiche. O a maggior ragione con i Verdi mentre si sta ridiscutendo la questione energetica mondiale. Può essere che decida di farlo, ed eventualmente tenteremo di capire perché: rischierebbe però, da qui a breve, di consegnare ad Afd la maggioranza assoluta o quasi del voto tedesco

In Germania il popolo ha parlato, com’è già accaduto negli Usa e in Italia, ed ha chiesto svolte reali, profonde, strutturali. Star dietro a Ursula Von Der Leyen, con una posizione eccessivamente antirussa e antiamericana, non è la migliore delle scelte possibili per Merz. Le ultime dichiarazioni della presidente della Commissione Europea, che immagina evidentemente di sostenere a oltranza le posizioni pro-guerra dispiegatesi in questi ultimi tre anni, dimostrano di non aver recepito i messaggi potentissimi che giungono dal popolo. 

Da un lato i vertici di Bruxelles, sostenuti da alcuni leader sempre meno autorevoli, dall’altro decine di milioni di Europei che vogliono la pace subito, il prevalere del buon senso, soluzioni serie per le emergenze economico-sociali e per l’immigrazione di massa. 

Merz ha anticipato che tra pochi giorni riceverà a Berlino il premier israeliano Benjamin Netanyahu sul quale pende un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale. Ovviamente la polizia tedesca non arresterà il leader di Israele. Che cosa faranno ora i “Che Guevara” in miniatura che hanno criticato pesantemente la premier Giorgia Meloni sul caso Almasri? 

La Germania fa bene a tutelare l’interesse nazionale e l’Italia no? Basta con la demagogia: i popoli hanno parlato ancora una volta, e sarebbe proprio il caso di ascoltarli!