Sui nuovi Centri per il rimpatrio «ci saranno resistenze, noi dialogheremo con tutti, ovviamente lo faremo cercando però di imporre la linea del Governo». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, al programma "Cinque minuti", su Rai 1, ricordando che «c'è già una pianificazione che il Viminale stava facendo di individuazione sul territorio di strutture che potessero essere abbastanza idonee. Avevo chiesto ai prefetti almeno una per ogni regione, le proposte stanno arrivando, le stiamo valutando». E alla domanda se saranno prese in considerazione anche isole deserte, il ministro ha risposto:  «Non c'è nessun pregiudizio rispetto alla tipologia, isole o non isole».

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Le sue parole arrivano dopo le polemiche roventi di questi giorni. Ferma la reazione delle opposizioni sulla possibilità di realizzare nuovi Cps, mentre sono diversi i governatori che hanno espresso il loro dissenso. Tra i sì, invece, si registra quello del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. 

Piantedosi, ai microfoni di Bruno Vespa su Rai1, ha così spiegato il progetto del Governo sui Cpr: «Vogliamo potenziare la capacità dei Cpr ed intendiamo metterci quelle persone che girano per il territorio senza permesso di soggiorno e che hanno condizioni di pericolosità secondo un provvedimento di trattenimento che viene convalidato dal giudice». In più, ha aggiunto, «potenzieremo, secondo quanto previsto dalla normativa approvata a Cutro, luoghi di trattenimento per i cittadini provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri, anche solo richiedenti asilo per i quali la legge consente di fare velocemente le procedure di verifica dei requisiti per poter rimanere o al contrario saranno destinati ad essere espulsi.»

E ancora, sempre sul tema migranti: «La grandissima novità è che il tema di una missione navale europea per fermare le partenze, lo ha detto Ursula von der Leyen, è entrato nei dieci punti proposti dalla Commissione. Le missioni navali europee per essere efficaci devono però vedere l'accordo con i Paesi di destinazione, la Tunisia in questo caso. C'è un'intensa interlocuzione diplomatica in corso. La Tunisia - ha concluso il ministro - ha collaborato molto finora e ha bloccato circa 50mila persone, ma dobbiamo aiutarla a fare qualcosa in più».