Da zona gialla a zona arancione, sono quattro le regioni italiane che vanno verso il cambio di colore con regole e misure anti contagio covid più rigide. A fare da ago della bilancia gli alti tassi di occupazione non solo delle terapie intensive, ma anche dei reparti ordinari. In attesa della conferma con i dati del monitoraggio Iss di oggi e la firma del ministro Speranza, il passaggio di fascia di rischio riguarderebbe in particolare quanti in questa settimana hanno raggiunto o superato la soglia del 20% nelle intensive secondo i dati Agenas, e cioè Friuli Venezia Giulia (23% intensiva, 34% area non critica), Piemonte (23% intensiva, 30% area non critica), Abruzzo (22% intensiva, 32% area non critica)e Sicilia (20% intensiva, 37% area non critica).

Dovrebbe quasi certamente restare in giallo la Calabria, dove il tasso di occupazione delle terapie intensive si ferma al 17% - mentre i reparti ordinari sono occupati al 40%.

Fino ad oggi gran parte della penisola si trova in zona gialla. Uniche eccezioni: la Valle d'Aosta che è in arancione e Umbria, Saldegna, Molise, Puglia e Basilicata che sono in zona bianca. 

Incerto e in bilico il passaggio in zona rossa della Valle d'Aosta, ormai già da una settimana in arancione. Per il presidente Erik Lavevaz, sentito dall'Adnkronos, i dati di questa settimana, infatti, «collocherebbero la Valle d’Aosta in zona gialla, allontanando il pericolo di finire in zona rossa. Il passaggio in arancione, legato a pochi casi - ha puntato il dito -, ha causato un grave danno d’immagine alla Regione: questo in una stagione cruciale per noi e per tutto il settore del turismo invernale, che ha messo in campo un grande lavoro di preparazione e grandi attenzioni. Questo altalenare di situazioni, legato ai piccoli numeri della nostra Regione, è un segno di come sia necessario rivedere nel complesso il sistema delle regole e andare verso un superamento delle zone di rischio come inteso finora», ha quindi sottolineato Lavevaz.

Frenano i contagi ma non i decessi

Frena intanto l’incremento dei contagi Covid in Italia (+3%) ma i morti aumentano del 49,7% in 7 giorni. È quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 12-18 gennaio. Rispetto alla precedente si registra «una stabilizzazione dei nuovi casi a quota 1,2 milioni e un aumento delle ospedalizzazioni (+2.381) dei pazienti in area medica e in terapia intensiva (+38)». Nel dettaglio della crescita dei decessi, dal report emerge che sono «2.266 negli ultimi 7 giorni (di cui 158 riferiti a periodi precedenti), con una media di 324 al giorno rispetto ai 216 della settimana precedente».

Alta la pressione sugli ospedali

«Una frenata nazionale della curva che risente di situazioni regionali molto diverse», commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «Resta alta la pressione sugli ospedali – afferma quindi Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – in cui i posti letto occupati da pazienti Covid continuano ad aumentare, seppur più lentamente: rispetto alla settimana precedente +14% in area medica e +2,3% in terapia intensiva». Al 18 gennaio, «il tasso di occupazione nazionale da parte di pazienti Covid è del 29,8% in area medica e del 17,8% in area critica. Ad eccezione di Molise e Sardegna, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con la Valle d’Aosta che raggiunge il 57,1% - evidenzia il report - ad eccezione di Basilicata e Molise, tutte superano la soglia del 10% in area critica». «In lieve flessione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore perativo della Fondazione Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 141 ingressi al giorno rispetto ai 146 della settimana precedente».

I dati Altems: «Primi segnali incoraggianti»

Secondo i dati preliminari emersi dal report settimanale dell’Alta scuola di Economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica, inoltre, scendono quindi i ricoveri Covid in terapia intensiva e cala l'incidenza, con i primi segnali incoraggianti nella nuova ondata pandemica guidata dalla variante Omicron. Negli ultimi sette giorni registrano un lieve miglioramento passando a 1,67 per 100mila abitanti, contro un valore medio nazionale di 1,73 per 100mila registrato la scorsa settimana. Le regioni che hanno evidenziato più ingressi in terapia intensiva durante gli ultimi sette giorni sono la Val D’Aosta (3,23 per 100mila abitanti), il Friuli-Venezia Giulia (2,75 per 100mila) e il Veneto (2,58 per 100mila). Registra un calo anche l’incidenza dei contagi a livello nazionale, che nelle ultime cinque settimane viaggiava ad una velocità media del +130% (che significa oltre il raddoppio dei casi di settimana in settimana), mentre nella settimana appena trascorsa si registra un aumento limitato, del 20%, passando da 1.719 e 1.767 ogni 100mila residenti.