Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di revoca della nomina di sottosegretario alle Infrastrutture di Armando Siri. Mercoledì il premier Giuseppe Conte aveva consegnato il testo al Quirinale. L'esponente del Carroccio è indagato per corruzione in relazione a un'inchiesta su presunte tangenti versate per il business dell'energia eolica.

Un decreto ritardato di qualche ora

Il decreto di revoca della nomina di Armando Siri è giunto con un po’ di ritardo a causa di uno strafalcione procedurale che aveva di fatto messo in discussione (seppur solo formalmente) il decreto con cui il premier Conte chiede la revoca dell'incarico del sottosegretario.

Le parole usate da palazzo Chigi per sottoporre il decreto di revoca dell’incarico a Mattarella infatti sono state queste: «Considerato - recita infatti in premessa il decreto che Conte ha trasmesso a Mattarella - ...la gravità del titolo del reato oggetto del procedimento a suo carico pongono oggettivamente il problema della verifica della opportunità della permanenza del Sen. Siri nella carica di Sottosegretario; considerato che il Presidente del Consiglio dei Ministri... ha rappresentato al Sen. Siri l' opportunità di rassegnare le dimissioni dall' incarico al fine di evitare che la vicenda possa recare anche indirettamente danno alla trasparenza e chiarezza dell' azione di Governo...; considerato che il Sen. Siri non ha ritenuto di condividere la valutazione di opportunità del Presidente del Consiglio dei Ministri, con ciò facendo venire meno il rapporto fiduciario che è alla base della nomina». Di fatto il Colle non può intervenire ed esprimere valutazioni politiche su un membro del governo. E così il Quirinale avrebbe bollato come irricevibile il decreto di Conte chiedendo di riscriverlo. Un errore formale che ha allungato di qualche ora la permanenza di Siri sulla poltrona di sottosegretario.

 

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