Il proprietario di un cane, che è stato ritrovato mentre girovagava in pessime condizioni di salute e con vari tumori di grosse dimensioni, oltre che dermatite, artrosi agli arti e calli da decubito, è stato condannato a pagare una multa salta di 10mila euro.

La terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna assegnata all'uomo per il reato di maltrattamento di animali, disciplinato dall'articolo 544 ter del codice penale che «configura la lesione rilevante per il delitto di maltrattamento di animali»; si tratta del principio di diritto sancito dalla Corte, «l'omessa cura di una malattia che determina il protrarsi della patologia con un significativo aggravamento, fonte di sofferenze e di un'apprezzabile compromissione dell'integrità dell'animale».

Il ricorso rigettato

Il padrone del cane si è difeso sottolineando che, non essendo un veterinario, non si era «reso conto della gravità della malattia» del cane. Secondo il ricorso, con cui l'uomo aveva impugnato la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti dalla Corte d'appello di Bologna, poteva quindi ravvisarsi «solo una trascuratezza e non una volontà di cagionare una sofferenza e una malattia al cane» che «appariva ben nutrito».
La Suprema Corte ha però rigettato nuovamente il ricorso, evidenziando che l'imputato, «con il suo comportamento omissivo, ovvero con totale abbandono ed incuria del cane aveva cagionato notevoli sofferenze all'animale tanto da rendere necessario un immediato intervento chirurgico», perché «la malattia era presente da molto tempo» e la «mancata sottoposizione del cane alle idonee cure aveva comportato sicuramente gravi sofferenze al cane». «Il protrarsi della malattia senza adeguate cure, per limitarla o debellarla» - si legge ancora nella sentenza della Cassazione - configura le «lesioni rilevanti» che rendono sussistente il reato di maltrattamento di animali.